Libreria di Catania dice no al libro di Riina junior
«In questa libreria non si ordina né si vende il libro di Salvatore Riina». Poche parole su un cartello affisso in vetrina per esprimere in maniera netta il loro dissenso verso l’iniziativa editoriale di Salvatore Riina («Riina family life»), figlio del boss di Corleone Totò Riina, e il loro sdegno da cittadine all’indomani dell’intervista di Bruno Vespa andata in onda nel programma «Porta a Porta».
Si chiamano Angelina e Maria Carmela Sciacca, sono sorelle, e sono proprietarie di una libreria indipendente, «Libreria Vicolo Stretto», nel centro storico di Catania, che il prossimo 11 luglio festeggerà i suoi primi cinque anni di vita. Una vita, come spesso accade a chi ha un’attività commerciale, già segnata da avvicinamenti in perfetto stile mafioso con tanto di richiesta di pagare il pizzo. «Un anno dopo la nostra apertura - spiega subito al telefono Maria Carmela - abbiamo ricevuto la visita sgradita di due uomini. Il messaggio era chiaramente un avvertimento mafioso. Hanno detto che sarebbero ripassati, per fortuna non è successo, ma noi avremmo detto di no».
Nel piccolo vicolo di Santa Filomena queste due ragazze, che hanno aderito al comitato «Addiopizzo», utilizzano spesso la vetrina della loro libreria per comunicare con i propri clienti, come quello sul prossimo referendum sulle trivelle, «voteremo sì», ma anche per spiegare alcune delle loro scelte editoriali. Nasce così l’iniziativa «spontanea» di appendere questa mattina il cartello: «In questa libreria non si ordina nè si vende il libro di Salvatore Riina». Una decisione che Maria Carmela e Angelina Sciacca hanno sentito di dover prendere nel momento in cui hanno saputo che sarebbe andata in onda a «Porta a Porta» l’intervista a Salvatore Riina, condividendo in pieno le parole del fratello di Paolo Borsellino, «avrei preferito non essere costretto ad essere assalito dal senso di nausea che ho provato nel momento in cui ho dovuto leggere che il figlio di un criminale, criminale a sua volta, comparirà questa sera nel corso di una trasmissione della Rai, un servizio pubblico, per presentare il suo libro, scritto, per difendere la dignità della sua famiglia».
«Quelle parole ci hanno fatto scattare una molla dentro - aggiunge - Il libro di Riina jr non l’avremmo comunque mai ordinato e venduto, ma dopo aver ascoltato l’intervista da Bruno Vespa abbiamo sentito la necessità di comunicare con forza il nostro pensiero. Nel nostro paese serve più memoria storica: è il salvadanaio del nostro spirito. Non dobbiamo dimenticare le stragi di Capaci e Via D’Amelio, l’omicidio di Pippo Fava. Non possiamo accettare che il figlio di Riina vada in tv a dire quelle cose su suo padre». Il cartello postato sulla bacheca di Facebook ha superato in poche ore le diecimila condivisioni, tanti i messaggi di stima e di incoraggiamento, ma c’è anche chi pensa possa essere una trovata pubblicitaria. «Capisco chi lo pensa - ammette con sincerità Maria Carmela - potrebbe sembrare così, ma non lo è. Non ne facciamo un discorso commerciale, ma di coscienza civile. Per lo stesso motivo abbiamo rifiutato, nonostante le insistenze dell’editore, il “Mein Kampf”. Magari ci perdiamo dei soldi, ma non ci piace questo revisionismo storico».
E i libri di Bruno Vespa? «Per carità - conclude - non li abbiamo mai ordinati. Non ci interessano. Adesso chiedo a tutti i miei colleghi di affiggere lo stesso cartello sulle loro vetrine».