Unicef, 150 milioni di bimbi sfruttati sul lavoro
Il lavoro minorile è «un dramma spesso silenzioso che ancora oggi coinvolge 150 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni nei paesi in via di sviluppo, circa il 13% di tutti i bambini e i ragazzi in quella fascia di età. Nei paesi meno sviluppati, circa un bambino o ragazzo su 4 (tra i 5 e i 14 anni) lavora, correndo seri rischi per la sua salute e il suo sviluppo». Lo sottolinea, in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, Giacomo Guerrera, Presidente dell'Unicef Italia.
La più alta percentuale di bambini lavoratori si trova in Africa subsahariana (il 25% di quelli tra i 5 e i 14 anni). In Asia meridionale, il 12% dei bambini nella stessa fascia di età svolge lavori potenzialmente dannosi, rispetto al 5% dei bambini che vivono in Europa centrale e orientale e Comunità degli Stati Indipendenti (CEE/CIS), la regione con il minor tasso di bambini lavoratori.
Nei paesi più poveri del mondo circa 1 bambino su 4 lavora e questo è potenzialmente dannoso per la loro salute. In Asia Meridionale sono 77 milioni i bambini lavoratori. In Pakistan l'88% dei bambini tra i 7 e i 14 anni che non vanno a scuola, lavora; in Bangladesh sono il 48%, in India il 40% e in Sri Lanka il 10%.
L'Unicef, insieme ai suoi partner, «cerca di affrontare le cause dirette del lavoro minorile lottando contro la povertà, fornendo istruzione gratuita e opportunità economiche per genitori e giovani in età da lavoro, e individuando i bambini coinvolti nelle peggiori forme di lavoro minorile, dando loro accesso ad altre opportunità come l'apprendimento».