Via libera alle cause sui «vitalizi d'oro» Il primo round va agli ex consiglieri
Il primo round nel complesso contenzioso giudiziario innescato dal taglio dei vitalizi d’oro, se lo aggiudicano i 63 ex consiglieri (se defunti le loro vedove) che hanno presentato le cause civili. La Corte di Cassazione, a sezioni unite, ha infatti sciolto il nodo sulla giurisdizione stabilendo che la competenza è del giudice ordinario, come sostenevano i ricorrenti.
La tesi della Regione, secondo cui la competenza era invece in capo alla Corte dei conti come sosteneva anche il Tar di Trento, è stata respinta dalla Suprema corte.
Le tematiche giuridiche sono complesse, ma in estrema sintesi possiamo dire che i giudici della Cassazione nell’ordinanza notificata ieri alle parti sottolineano come i vitalizi non siano assimilabili a pensioni, i consiglieri regionali non sono pubblici dipendenti, la Regione non è il datore di lavoro dei consiglieri: tutti aspetti che portano a radicare la competenza in Tribunale piuttosto che di fronte alla giustizia contabile.
L’Associazione degli ex consiglieri regionali, attraverso il portavoce Claudio Taverna, in una nota «esprime soddisfazione, ma al tempo stesso sottolinea, con rammarico, il prezioso tempo perduto per la definizione della vertenza e i costi ingenti di causa e legali che alla fine saranno a carico della collettività».
Così ad un anno e mezzo dall’avvio del contenzioso civile ora sappiamo quale è il giudice competente, ma siamo ancora ben lungi dall’entrare nel merito delle richieste. Il contenzioso comunque riparte anche se all’orizzonte si profilano altre questioni preliminari di peso. Intanto parte delle 63 cause pendenti davanti ai giudici Roberto Beghini, Morandini e Adriana De Tommaso dovranno essere riassunte dalle parti, per altre invece le udienze sono già calendarizzate per dicembre. Il prossimo «nodo» giuridico da sciogliere è relativo ai profili di incostituzionalità della legge regionale 4 del 2014 sollevati dai legali dei consiglieri regionali che hanno promosso le cause. «I giudici - spiega l’avvocato David Micheli che segue una ventina di posizioni - ora dovranno valutare la fondatezza delle questioni di costituzionalità relative in particolare al principio dei diritti acquisiti».
I legali degli ex consiglieri sostengono che la legge regionale è andata ad incidere in modo pesante su posizioni consolidate e pregresse violando - sostengono - i principi di affidamento e di ragionevolezza. Due sono gli scenari che si prospettano: qualora le questioni di costituzionalità venissero dichiarate non manifestatamente infondate, il giudice dovrebbe sospendere il giudizio per rinviare gli atti alla Consulta; in caso contrario, invece, si entrerebbe finalmente nel merito del contenzioso. E qui le posizioni delle 63 cause si possono suddividere in quattro grandi gruppi.
Il numero maggiore di procedimenti riguarda il tema dell’«attualizzazione»: cioè la cifra riconosciuta a chi accettava la decurtazione del vitalizio in cambio di una somma calcolata in base a parametri (molto, forse troppo favorevoli al punto che se ne è occupata la Procura della Repubblica) relativi all’aspettativa di vita e al tasso di sconto. Poi c’è il gruppo di ex consiglieri che ha mantenuto il vitalizio, ma con un taglio del 20% che non è stato digerito. Il terzo gruppo di ricorrenti sono ex consiglieri ed ex parlamentari che non hanno accettato il limite di 9.000 euro in caso di cumulo tra vitalizio regionale e parlamentare.
Infine c’è un drappello di vedove che contesta il taglio del 20% a cui si somma un 8% della quota di solidarietà.
Comunque vada per chi dovesse perdere si profilano spese legali da brividi. Basti pensare che le consulenze giuridiche per predisporre la riforma della legge dei vitalizi e l’assistenza legale nelle cause contro gli ex consiglieri regionali che si sono opposti alla restituzione degli anticipi del vitalizio, sono costate alla Regione fino ad ora 313.000 mila euro, che arrivano a circa 380 mila, se si sommano Iva e oneri fiscali.