Prosciolto l'indiano accusato di voler rapire una bambina
Lo straniero nel frattempo è stato espulso: l'episodio in agosto scatenò una campagna politica e mediatica
Si è chiusa con una sentenza di non luogo a procedere emessa giovedì pomeriggio dal Gip del Tribunale di Ragusa la vicenda giudiziaria di Ram Lubhay, 43 anni, l’indiano accusato di aver tentato di rapire una bimba di 5 anni, il 16 agosto scorso, quando sul lungomare di Scoglitti fu fermato dai carabinieri e successivamente espulso dal territorio nazionale perché era irregolare da 10 anni.
Il nullaosta e l’esecuzione dell’espulsione avvenuta il mese scorso erano il preludio ad una decisione del genere prese dal Gip Giovanni Giampiccolo, scrive il Giornale di Sicilia.
A quanto pare, la bambina girava da sola nei pressi della spiaggia, ma a pochi metri dalla madre, e fu presa per mano dal cittadino indiano. Sarebbe stata questa scena a scatenare tutto.
È stato lo stesso pm Giulia Bisello a richiedere l’emissione del provvedimento di non luogo a procedere.
Per la difesa, rappresentata dall’avvocato Biagio Marco Giudice, «resta solo il rammarico di non potere informare il signor Lubhaya - che si è sempre dichiarato innocente - sarà difficile per lui sapere che non si è proceduto nei suoi confronti.
La vicenda del fermo e della scarcerazione dopo poche ore dell’uomo aveva scatenato una serie di polemiche.
L’eco mediatica era stata enorme, diversamente da quanto accaduto per la decisione del giudice che scagiona lo straniero: ora soltanto un lancio di agenzia e pochissimo spazio su giornali, radio e tv, mentre tacciono i politici che si erano lasciati subito andare a un coro gigantesco di dichiarazioni, spesso con tono sopra le righe.
Il primo a lasciarsi andare era stato il ministro degli interni, Angelino Alfano, che annunciando con grande enfasi l’espulsione, aveva già emesso una sua personale sentenza sulle responsabilità del cittadino straniero: «Oggi abbiamo espulso dal territorio nazionale il cittadino indiano Ram Lubhaya che il 16 agosto scorso si era reso responsabile, a Scoglitti, in provincia di Ragusa, del tentato sequestro di una bambina di età inferiore ai 14 anni», disse l’esponente del governo Renzi.
L’accanimento mediatico e politico contro il magistrato che decise di rilasciare lo straniero, non avendo rilevato elementi che giustificassero la custodia cautelare, aveva portato addirittura all’invio di ispettori alla Procura di Ragusa da parte del ministro Andrea Orlando.
I magistrati della Sottosezione di Ragusa della Anm avevano espresso la loro piena e convinta solidarietà alla collega Giulia Bisello che, «non solo si è attenuta alle norme del codice di procedura penale, che prevedono non possa disporsi il fermo di una persona per un delitto per il quale la legge stabilisce la pena della reclusione inferiore nel minimo a due anni, ma anche ad un principio fondamentale del nostro ordinamento, e ragione profonda del nostro essere magistrati: ricercare, studiare, valutare la concreta e vera dimensione del fatto per cui si procede, coglierne la portata e misurare la conseguente risposta cautelare o sanzionatoria».
[Nella foto, il ministro Angelino Alfano e il cittadino indiano Ram Lubhay]