È polemica sulla diffusione dei nomi dei poliziotti che hanno fermato Anis Amri
Esplode la polemica per la diffusione dei nomi e delle foto dei due agenti di polizia che a Sesto San Giovanni hanno ucciso il responsabile della strage di Berlino: poco dopo la conferenza stampa del ministro dell’Interno Marco Minniti, sui social sono comparsi migliaia di tweet e commenti contro il governo, accusato di aver esposto i due poliziotti e le loro famiglie a possibili ritorsioni da parte dei terroristi.
Polemiche amplificate anche dalle prese di posizione di diversi esponenti dell’opposizione e di alcuni sindacati della stessa polizia: «È stata una follia».
Né dal ministero dell’Interno nétantomeno dal dipartimento di pubblica sicurezza arrivano repliche. «Abbiamo due poliziotti che hanno fatto, e bene, il loro dovere, riuscendo a bloccare un pericoloso terrorista, questo è il dato di fatto», dicono, aggiungendo però un particolare.
Già alle 7.30 del mattino, dunque a 4 ore di distanza dalla sparatoria e ben prima che i nomi dei due agenti fossero noti, il capo della polizia Franco Gabrielli ha inviato a tutti i prefetti e questori una circolare di poche righe con la quale invita il personale impegnato sul territorio alla «massima attenzione» poiché «non si possono escludere azioni ritorsive» sia nei confronti dei poliziotti sia verso tutti coloro che indossano una divisa, dunque anche le altre forze di polizia, i militari e gli appartenenti alle polizie locali. In sostanza, dicono gli apparati di sicurezza, il rischio che gli uomini e le donne in divisa possano essere un obiettivo da colpire non è certo nuovo e non dipende tanto dalla diffusione dei nomi dei due poliziotti quanto dal fatto di essere in prima linea nella lotta al terrorismo e per contrastare ogni forma di illegalità.
Ecco perché l’invito a chi sta in strada è di mettere in atto ogni iniziativa utile per garantire la massima sicurezza e tutela degli operatori.
Nell’ottica di proteggere ulteriormente i due ragazzi della Volante intervenuta a Sesto San Giovanni, è stato anche chiesto di oscurare i loro profili social.
«Abbiamo il dovere - ha infatti spiegato il questore di Milano Antonio De Iesu - di tutelare l’immagine dei nostri agenti, abbiamo detto ai ragazzi di evitare, di non farsi prendere dall’emotività nel loro interesse, è opportuno che non lo facciano, stiamo parlando di una dimensione che non è la criminalità ma il terrorismo internazionale e c’è un problema di prevenzione».
Parole che non servono a placare le polemiche, soprattutto nei confronti del titolare del Viminale, che ha parlato dei due in conferenza stampa, e del premier Paolo Gentiloni, che ha twittato i loro nomi. Tutti dello stesso tenore i commenti al suo post e a quello del Viminale, mischiati ai tanti che invece ringraziano i poliziotti. «Isis ringrazia Paolo Gentiloni per aver divulgato nome e cognome agenti. Cortesemente se può favorire l’indirizzo preciso, grazie», scrive l’utente “Marco Leone_no euro” mentre “Punto Lettura” aggiunge: «Presidente, sbagliato dire i loro nomi, adesso chi li proteggerà dalle eventuali ritorsioni che potrebbero ricevere?» E ancora: «Questo è il paese che pixella le manette delle persone arrestate ma rende pubbliche le foto di due agenti».
Thea definisce gli esponenti di governo dei «geni» e Maurizio A. Ricci sottolinea che «solo un governo ridicolo diffonde i nomi degli agenti senza pensarci un attimo».
Polemico anche il Coisp, uno dei sindacati di polizia. «È stata una follia rendere noti i nomi dei poliziotti - scrive il segretario Franco Maccari - Si sarebbe dovuta tutelare la loro identità, così come avviene per i militari impegnati all’estero nelle attività di contrasto al terrorismo. È incredibile la superficialità con cui è stata gestita la vicenda da parte dello stesso governo che ha dimostrato di sottovalutare il rischio di rappresaglie mettendo a rischio le vite dei nostri colleghi ed anche dei loro familiari».
E se Edmondo Cirelli, di Fratelli d’Italia, parla di «ingenuità» chiedendo che vengano prese subito misure per garantire la loro incolumità, l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno chiede le dimissioni di Minniti.
«È una vergogna l’incompetenza e la mancanza di professionalità del ministro degli Interni».
Per Luca D’Alessandro di Ala, infine, è «paradossale» che «da una parte si elevi lo stato di allerta e dall’altro si rischi di esporre alle medesime ritorsioni i due agenti».