Barcellona: caccia ad altri quattro sospetti, tutti di origini marocchine
La polizia catalana è a caccia di quattro persone collegate agli attentati in Spagna: si tratta di Moussa Oukabir (17 anni), Mohamed Hychami (24), Younes Abouyaaqoub (22), di Ripoll, e Said Aallaa (18), di Ribes de Freser. Tutti e quattro hanno origini marocchine. Lo scrive La Vanguardia pubblicando la loro foto segnaletica.
Preparava «da tempo» gli attentati la cellula terroristica che ha colpito sulla Rambla e a Cambrils. Lo ha detto la polizia catalana, sottolineando che l’esplosione della casa di Alcanar, dove il gruppo preparava esplosivi, ha cambiato i loro piani.
Intanto sono saliti a quattro gli arrestati per l’attentato a Barcellona, mentre è ancora in fuga Moussa Oukabir, il diciottenne conducente del furgone della strage. A Cambrils, la polizia ha ucciso in un blitz cinque terroristi
Ancora una volta terroristi provenienti dal Marocco.
Driss e Moussa Oukabir, i due fratelli dietro la strage di Barcellona, fanno parte di una lunga schiera di jihadisti e combattenti islamici che, paradossalmente, hanno le loro origini in uno dei Paesi considerati più sicuri, aperti e filo-occidentali dell’area.
Secondo gli esperti, in realtà non c’è nessun paradosso, perchè in Marocco il wahabismo e salafismo hanno radici antiche, tanto è vero che centinaia di giovani marocchini andarono a combattere in Afghanistan negli anni Settanta a fianco dei talebani e della futura Al Qaida contro l’occupazione sovietica.
Il radicalismo marocchino da anni insanguina l’Europa, a partire dall’eccidio della stazione ferroviaria di Atocha nel 2004 a Madrid e dall’uccisione del regista olandese Van Gogh.
I predicatori wahabiti marocchini, in un primo momento tollerati dalla monarchia di Rabat perchè apparentemente motivati solo da scopi religiosi e non politici, sono ora perseguitati ma continuano a godere di popolarità nelle periferie più diseredate e povere di città come Casablanca o Tangeri. Troppo deboli e disorganizzati - secondo gli studiosi - per sfidare frontalmente l’apparato di sicurezza nazionale, rafforzato negli ultimi anni da re Mohammed VI, i combattenti dell’Islam si preparano alla battaglia finale contro la monarchia filo-occidentale di casa, allenandosi intanto all’estero. Secondo dati dell’intelligence marocchina, sono trecento i giovani andati di recente a combattere con i qaedisti e i gruppi dell’Isis in Libia. Altre migliaia si sono fatti le ossa in Iraq e in Siria. Più il governo marocchino collabora con i paesi occidentali e stringe la morsa sul jihadismo interno, più cresce il radicalismo, specie tra le fasce emarginate.
Ogni giorno - riferisce una fonte della polizia spagnola, citata dal Pais - arrivano da Ceuta e Melilla, le due enclavi spagnole in Marocco, centinaia di segnalazioni di possibili attentati. Le due piccole cittadine, prese d’assalto dai migranti, frequentate da ambulanti locali e abitate in parte da marocchini, sono diventate una specie di crocevia del terrorismo maghrebino.
Nei dodici chilometri quadrati di Melilla, sono ‘monitoratì circa 600 sospetti e agiscono ben cinque servizi segreti differenti: i tre organismi della sicurezza spagnoli (La Cni, la polizia nazionale e la Guardia civile), l’intelligence marocchina e il Mossad israeliano. Anche a Ceuta la situazione è simile, con persone che ogni giorno, formalmente per motivi di lavoro, attraversano il confine tra l’enclave e il Marocco.
Salvo poi sparire per ricomparire, magari alla guida di un furgone lanciato a tutta velocità, in una capitale europea.