Uranio impoverito, Tar aostano riconosce 103mila ad alpino
Il Tar Valle d’Aosta ha riconosciuto un risarcimento di 103 mila euro per il danno biologico patito da un militare che dal 1999 al 2008 ha svolto missioni in Kosovo e in Afghanistan, dove venivano impiegati proiettili anticarro «contenenti uranio impoverito». L’alpino, un trentasettenne di origine valdostana, aveva presentato ricorso contro il ministero della Difesa.
Le sue condizioni erano peggiorate nel 2011: con la diagnosi di un «Linfoma di Hodgkin classico a cellularità mista», veniva sottoposto a cicli di chemioterapia. Curato e rientrato al lavoro, è stato destinato a mansioni da impiegato. Gli era stata riconosciuta l’indennità per causa di servizio ma non il risarcimento. Concedendo però quell’indennizzo, per i giudici è la stessa amministrazione - «notoriamente restia al riconoscimento» con il Comitato di verifica cause di servizio - a certificare, si legge nella sentenza, «che l’insorgenza della patologia è dipesa» dalle «condizioni di lavoro, cioè nell’esposizione ad uranio impoverito».
Il Tar ha quindi smentito «la tesi negazionista dell’Avvocatura», secondo cui all’epoca era «oggettivamente impossibile prevedere e prevenire ciò che in quegli anni era sconosciuto e non prevedibile».
La sentenza risale ai mesi scorsi e ne ha dato notizia oggi il presidente Andrea Migliozzi, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario.