Il «contratto» tra Lega e M5S spaventa i mercati: Borsa giù
Piazza affari che sfiora quasi un calo del 3% e poi chiude bruciando il 2,3%. Lo spread che sfonda il 150, balzando di quasi 20 punti in un giorno. I mercati finanziari sono più nervosi: attirati dal gran clamore di bozze, smentite e dissapori con Bruxelles sulla parte del nuovo «contratto» del nascente governo giallo-verde stanno iniziando a «muoversi». E scaldano la politica. Con Salvini e Di Maio che argomentano, spiegano e attaccano gli speculatori.
«Giochini», dice il segretario della Lega. «Spauracchio contro il cambiamento», è il concetto espresso dal leader M5s.
Ma vanno registrati anche Silvio Berlusconi che «si dice preoccupato per i risparmiatori» e, soprattutto, il premier Paolo Gentiloni che, pacato, lancia una bordata.
«Cercherò di rassicurare l’Europa - dice - ma quando sento proposte velleitarie e stravaganti rischia di essere difficile rassicurare». È quello che ha fatto a Sofia, dove si trova per il vertice Ue e dove, prima della cena informale dei leader sono stati in tanti, da Merkel a Macron, da Rajoy a Orban e Tsipras, a fare domande, preoccupati o anche solo incuriositi dalla situazione italiana.
Sui mercati non è certo partita la grande speculazione internazionale sui titoli di Stato italiani, come accadde nel 2011, ma il differenziale tra il Btp decennale italiano e il Bund tedesco si amplia e chiude a 151 punti, riportando al livello più alto degli ultimi 4 mesi il conto degli interessi da pagare a chi investe sul debito. E se Piazza Affari in questi giorni sembrava viaggiare per conto suo, gli operatori oggi invece concordano sul fatto che tanta incertezza inizia a pesare anche sull’azionario: vendite e indici giù fino a sfiorare un calo del 3% (-2,3% in chiusura). Va bene però il collocamento del Btp Italia che chiude la domanda retail a poco più di 4 miliardi in attesa domani dell’asta degli investitori istituzionali.
Certo non hanno aiutato le fughe di notizie (poi smentite) come la bozza circolata ieri dove si ipotizzava la cancellazione di 250 miliardi di debito (il 32% è in mano straniere) da parte della Bce, nè appaiono rassicuranti le parole di Beppe Grillo che torna a parlare di referendum sull’euro, per quanto solo «consultivo». Ma l’uscita dall’euro non sarebbe più nell’ultima stesura del «contratto». Insomma se da una parte è proprio Bruxelles quella con la quale si dovrà trattare per avere eventuali margini di manovra sui conti mentre ci si avvia alla fine del Qe, il ‘mood’ a Roma appare negativo: «Con l’Europa ci sarà massimo dialogo - dice il numero uno dei 5 Stelle, Luigi Di Maio - ma non saremo subalterni a qualche eurocrate».
Lo spread e i mercati, dice attaccando i giornali, vengono usati «come spauracchi per far credere agli italiani che il cambiamento è pericoloso». Minimizza anche Matteo Salvini - «I soliti giochini della finanza, vuol dire che stiamo facendo bene...» - che ribatte anche al Financial Times: «Dice che siamo barbari? Meglio barbari che servi». «Patriottica» la posizione di Alessandro di Battista («Siete rappresentanti del Popolo italiano e non emissari del capitalismo finanziario») mentre Silvio Berlusconi che proprio nel 2011 pagò il prezzo più alto parla di «preoccupazione».
Intanto proprio da Bruxelles si cerca di smorzare i toni: «penso - dice il commissario Ue alla Migrazione Dimitris Avramopoulos - che l’Italia proseguirà sulla strada percorsa su tutti i temi. Siamo pienamente fiduciosi nel presidente Mattarella, nella Costituzione e nella Repubblica italiana». E mentre dal Pd e anche da Fi arrivano ‘stralì contro le ipotesi circolate ieri, molti economisti ed intellettuali storcono il naso e sulla rete impazzano i meme, il tavolo di confronto prosegue serrato, anzi «a oltranza». Con un convitato di pietra: i mercati.