Ugo Rossi frena sull'election day «Nazionale e locale cose diverse»
«La situazione nazionale e quella locale sono due piani da tenere ben distinti» ripete il presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi . «E non importa che si voti ad una settimana di distanza tra un’elezione e l’altra».
Presidente Rossi, come valuta l’esito del mancato governo giallo-verde tra Lega e Movimento 5 Stelle e il quadro politico emerso a livello nazionale?
«Sotto il profilo istituzionale, con grande preoccupazione. È chiaro che avere un governo in carica, che possa agire oltre l’ordinaria amministrazione, per un territorio come il nostro che rappresenta un piccolo stato, è di gran lunga preferibile. E preoccupano le ricadute. Parlano criticamente di soldi, spread, finanza e capitalisti, ma la realtà è che, con un debito pubblico che sale, si mettono, come dicono loro, le mani nelle tasche dei cittadini. Va sempre a finire così, e quanto accaduto nelle ultime due settimane - na commedia, la definisce Rossi - lo conferma».
E dal punto di vista politico?
«Se è necessario che il Paese abbia un governo, non si capisce perché si sia potuto far cadere tutto, di fronte al Presidente della Repubblica che, esercitando le sue prerogative istituzionali, ha chiesto la semplice sostituzione di un nominativo. Non credo che un altro ministro politico, dello stesso partito, la Lega, non potesse esserci: è abbastanza inspiegabile quanto successo».
Ma una spiegazione se la sarà data, presidente?
«Sì, che la campagna elettorale è più agevole della realtà. E la campagna elettorale è un esercizio che molti sanno fare molto bene, alzando continuamente l’asticella, rendendola permanente. Ma è un gioco che rischia di diventare pericoloso. Un governo giallo-verde, con la maggioranza che si era determinata, sarebbe stato legittimo: bastava cambiare un nominativo, come già successo in passato».
Quali riflessi si immagina sul voto del 21 ottobre in Trentino Alto Adige?
«Prematuro dirlo. Io ho sempre sostenuto che noi dobbiamo avere la responsabilità e la coerenza di indicare bene per cosa si vota. Siamo una Provincia autonoma e dobbiamo tenere separati i piani: le elezioni nazionali sono altro. Dobbiamo indicare una via dell’autonomia del Trentino, capace i costituirsi indipendentemente dalle evoluzioni della politica nazionale. Chiaro che non possiamo essere indifferenti. Ma sarebbe un errore impostare il futuro dell’autonomia sulla base delle scelte nazionali. Non significa non avere un partito nazionale che sia protagonista della politica in Trentino, ma tutto deve partire da qui».
C’è che chiede, a questo punto, l’ election day . Che ne dice?
«In base al nostro statuto, noi abbiamo già deciso per il voto in contemporanea, a Trento e a Bolzano, il 21 ottobre».
Se Cottarelli non avrà la fiducia, dice che si andrà al voto dopo agosto...
«Dopo agosto, può essere il primo settembre!».
O una settimana prima del voto in Trentino.
«Vuol dire che si voterà ad una settimana di distanza! Ma è prematuro parlarne ora. Prima vediamo che Governo nascerà e cosa succederà alle Camere: tutto può accadere. Ne abbiamo viste così tante in questi ultimi due mesi, che io procedo alla giornata. E se Salvini è intenzionato a chiedere una nuova legge elettorale che funzioni meglio di questa, serviranno più mesi».
Quanto avviene a Roma complica o agevola il percorso della coalizione di centrosinistra autonomista a Trento?
«È difficile dire. Ma non è di questo che dobbiamo preoccuparci oggi. A noi serve una visione chiara dell’autonomia del futuro, capire dove e cosa innovare e migliorare. Ma anche offrire ai cittadini, in questi tempi difficili, una logica di stabilità, coerenza e serietà».
Ci sono fatti nuovi al tavolo della coalizione?
«Non ne ho idea. Ma è chiaro che al tavolo servono decisioni in tempi strettissimi e ragionevolmente utili ad essere efficaci, altrimenti tutto diventa più difficile. Le risposte da dare sono già tutte sul tavolo, nel senso che i partiti devono fare delle scelte, in chiarezza e senza non detto».
Sia più chiaro.
«Ci sono partiti che si sono espressi con grande chiarezza: i Verdi, ad esempio, l’hanno fatto. È apprezzabile, anche se dicono che il presidente attuale, il sottoscritto, non va bene. Così, il Patt si è espresso con altrettanta chiarezza. Altri, sono invitati a esprimersi con pari chiarezza».
Ma se non c’è chiarezza sul candidato presidente, c’è almeno sull’allargamento della coalizione?
«A mio avviso non c’è chiarezza neanche su questo fronte: gli interlocutori non hanno espresso in modo chiaro i loro intendimenti. Ma se servirà ragionare con interlocutori nuovi, io ci sono: sono mesi che io sono disponibile. Ma serve farlo presto. Sono i cittadini a chiedere chiarezza, ma non ho motivo di dubitare che nei prossimi tre, quattro giorni ciò avverrà».