Consiglieri provinciali, Natale ricco Indennità fine mandato: 47 mila euro
Babbo Natale arriva anche per i consiglieri provinciali (anzi regionali) che sotto l'albero (o meglio sul conto corrente in banca) hanno trovato l'accredito di circa 47 mila euro. È l'indennità di fine mandato che in forma piena spetta ai consiglieri che hanno completato la legislatura, sia qualora siano stati rieletti, sia nel caso non siano rientrati in consiglio regionale. Questo «tesoretto» di fatto è una sorta di liquidazione: ogni mese viene trattenuto un migliaio di euro dall'indennità del consigliere (cioè circa l'8%), denaro che sarà poi erogato a fine mandato. La somma viene definita in base alla contribuzione effettuata nel quinquennio e ai risultati ottenuti durante la legislatura dal fondo di solidarietà.
I pagamenti sono arrivati sul conto dei consiglieri nei giorni scorsi e certo, specie in periodo natalizio, hanno fatto piacere. Si tratta di somme che la maggior parte dei lavoratori mette insieme solo dopo anni di faticosi risparmi.
Non tutti, va detto, trattengono per sé l'intero importo. Filippo Degasperi, del Movimento 5 Stelle, ha già restituito una fetta importante della sua indennità di fine mandato: 32 mila euro che ora andranno a sostenere progetti meritevoli, scelti dal Movimento: l'ultima donazione è stata devoluta a progetti di rcostruzione a Dimaro. «Computando il denaro dell'indennità di fine mandato e l'indennità da questore da 30 mila euro che non ho ritirato - precisa Degasperi - nell'ultima legislatura ho restituito in totale circa 130 mila euro».
Altri con parte delle indennità finanziano il partito. I consiglieri provinciali del Pd, per esempio, nel 2017 hanno versato nelle casse del partito 127 mila euro. «Anche sull'indennità di fine rapporto - precisa il tesoriere del Pd, Andrea Rudari - i nostri consiglieri daranno un contributo al partito».
Chi entra (o rientra) in consiglio provinciale per cinque anni non avrà certo problemi di reddito.I consiglieri della nuova legislatura andranno a prendere circa 4.500 euro di indennità netta a cui va sommato un importo forfettario netto mensile per l'esercizio del mandato pari a 700 euro (importo che tuttavia può venir ridotto in caso di assenza dalle sedute del consiglio regionale e dai consigli provinciali e loro organi).
Ci sono poi i rimborsi per missioni e spese di viaggio, che devono essere documentati, anche solo per il tragitto casa lavoro: c'è chi nel 2017 ha incassato fino a 24 mila euro macinando chilometri e chi non ha chiesto un centesimo: è stato il caso di Claudio Cia, (Agire), Filippo Degasperi (M5S), e Violetta Plotegher (Pd). Infine ci sono delle «maggiorazioni» per chi riveste cariche particolari. Così, per esempio, oltre all'indennità di base, il presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder si troverà in busta altri 3.300 euro mensili esentasse, il vice 2.400 euro e i tre segretari questore 1.200 euro. Al presidente della giunta provinciale vanno invece 4.600 euro in più, al vice 4.100 e agli assessori spettano 3.600 euro.