Sfruttavano i migranti ai concerti Al lavoro per 15 ore di fila
Li pagavano 6 euro l’ora e li costringevano a lavorare anche 15 ore consecutive. Spesso, poi, non veniva nemmeno corrisposta la paga, offrendo loro un secondo servizio per recuperare la prima somma. Un vero e proprio sistema di sfruttamento dei migranti, che venivano utilizzati come servizio di sicurezza nei grandi eventi musicali. Un business messo in piedi da quattro persone tra Reggio Emilia, Modena e Bologna, raggiunte nelle scorse ore da ordinanze cautelari emesse dal Gip di Reggio Emilia.
Con falsi decreti prefettizi, gli indagati utilizzavano profughi richiedenti asilo per gestire la sicurezza di live e manifestazioni tra cui i concerti dei Rolling Stones, Depeche Mode e di Vasco Rossi. Stranieri che, spesso, non capivano nemmeno l’italiano. Il blitz dell’operazione ‘Security Danger’ è stato portato avanti dai Carabinieri reggiani, su richiesta del pm Valentina Salvi: si contestano i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e false attestazione a pubblico ufficiale.
Nei guai sono finiti un 38enne modenese e un 63enne abitante a Bologna, titolari di due importanti società di sicurezza, a cui è stato interdetto l’esercizio di attività imprenditoriali, nonchè di due pregiudicati campani con base nel reggiano: il 30enne Damiano Leone e la madre 50enne Franca Ceglia finiti in carcere. Nel corso delle indagini sono stati monitorati numerosi grandi eventi nel 2017 tra i quali il concerto dei Guns’N Roses di Imola del 10 giugno, dei Depeche Mode di Milano del 28 giugno, di Vasco Rossi di Modena dell’1 luglio, di David Guetta di Padova del 28 luglio e dei Rolling Stones di Lucca del 23 settembre 2017.
«Un meccanismo ben collaudato che di fatto ha esposto decine di migliaia di persone a un rischio incommensurabile in termini di sicurezza, in un periodo di elevata sensibilità e attenzione in tema di potenziali attentati terroristici», ha detto il colonnello Cristiano Desideri. Durante le indagini i Carabinieri hanno raccolto anche la testimonianza di uno dei richiedenti asilo reclutati.
«Sono arrivato in Italia nel giugno 2016 - ha detto - dopo essere stato salvato in mare da una nave, su uno dei tanti barconi, proveniente dalla Libia. A Modena, da quando abbiamo cominciato il lavoro a quando lo abbiamo terminato nessuno mi ha mai chiesto alcun documento, nè ha fatto alcun controllo sul mio cartellino: nessun filtraggio, nessun metal detector, nessun controllo sul contenuto delle mie tasche o delle cose che portavo con me. Io sono una brava persona ma se fossi stato un terrorista avrei potuto fare qualsiasi cosa».
Stando alle ricostruzioni, madre e figlio arrestati avrebbero reclutato un centinaio di persone, tra cui profughi richiedenti asilo, sbarcati in Italia dalla Libia da pochi mesi, nonchè nomadi e pregiudicati.