Rivoluzione nelle scuole, la giunta abbandona trilinguismo e Clil
Rivedere gli aspetti critici del Clil (il sistema di insegnamento delle materie attraverso una lingua straniera), puntando ad intensificare l’apprendimento delle lingue alle elementari, riducendo lo sforzo alle medie e lasciando libere le superiori di decidere come intervenire in questo ambito. Ad annunciare le novità in materia di insegnamento delle lingue straniere nella scuola trentina è stato ieri l’assessore provinciale alla conoscenza Mirko Bisesti (Lega).
L’esponente della giunta di Maurizio Fugatti ha esposto le linee guida dell’assessorato nella quinta commissione del Consiglio provinciale presieduta da Alessia Ambrosi (Lega). Bisesti ha tracciato un quadro complessivo di un lavoro che, ha detto, almeno sulla scuola avrà inevitabilmente tempi lunghi. Questioni centrali, la riforma del Clil e la figura del sovrintendente. Una richiesta, quest’ultima, che, ha ricordato, viene dal mondo della scuola che sente l’esigenza di avere una figura con la quale confrontarsi. Ora, ha detto Bisesti, ci si sta confrontando col sindacato sulle competenze di questa figura.
Sul trilinguismo, l’assessore ha riaffermato, anche per evitare strumentalizzazioni, che sulla formazione linguistica c’è la volontà di investire, perché la competenza linguistica è strategica per i giovani. Ma c’è la consapevolezza, ha continuato, che il progetto Clil, voluto e spinto da Rossi, ha delle criticità. Quindi, è un progetto che va migliorato. Anche perché da famiglie e docenti vengono queste esigenze di cambiamento. L’idea è quella di lavorare sulle prime fasce di età, nel momento in cui l’apprendimento è più facile, per diminuire lo sforzo sulle lingue alle medie. Lasciando invece la possibilità, in un quadro di maggiore autonomia dei dirigenti scolastici, di rafforzare l’investimento linguistico negli ultimi anni di superiori. Ma, ha sottolineato Bisesti, devono essere le scuole a decidere il come e il dove investire.