Tagli alla solidarietà internazionale Acli e opposizioni insorgono
Le opposizoni politiche e organizzazioni sociali criticano la scelta della giunta provinciale di dare un taglio - con l’assestamento di bilancio - al contributo trentino alla solidarietà internazionale. Fra le prime reazioni, quella delle Acli trentine, dopo l’annuncio della giunta Fugatti, dell’intenzione di abolire l’obbligo di destinare alla solidarietà internazionale lo 0,25% del bilancio.
«La nostra piccola provincia - sottolineano le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani - si differenzia dal resto d’Italia per la cooperazione con territori oltremare con particolare attenzione alle realtà da dove partono i migranti. Le centinaia di associazioni di solidarietà internazionale, diffuse in ogni dove in Trentino, tengono i collegamenti con altrettanti missionari (205) e sono in grado di aiutare una popolazione che è pari alla popolazione residente in Trentino».
Le Acli trentine chiedono quindi al consiglio provinciale di «rivedere le politiche in tema sia di cooperazione internazionale (oltremare) che integrazione (qui da noi)» e nello stesso tempo invitano i cittadini a «sostenere le associazioni che si fanno carico di queste non sempre facili relazioni».
Sul fronte politico, dura reazione del presidente di Futura, Piergiorgio Cattani: «Sebbene sia doveroso attendere il testo finale che scaturirà dal voto dell’aula, è evidente che la giunta non si esime dal colpire i diritti e la solidarietà.
Ci auguriamo che il consiglio respinga questa volontà: sarebbe gravissimo che una delle leggi più innovative, quella sulla cooperazione internazionale, venga accantonata distrattamente in un assestamento di bilancio».
Corrosivo anche il commento dell’ex vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi: «“Orgoglio e pregiudizio”? No, meglio Propaganda e pregiudizio! Questa sembra la trama che anima alcune scelte della giunta provinciale come quella di abolire la legge sulla cooperazione internazionale. Un atto di “cattivismo” politico che soprattutto rischia di farci incamminare sempre di più sul sentiero di un Trentino egoista, piccolo e solo.
L’esatto contrario di una comunità che costruisce ponti e relazioni ed esporta la cultura solidale dell’autonomia», scrive l’esponente del Pd e vicepresidente del consiglio provinciale.
Interviene anche la consigliera Pd Sara Ferrari, assessore uscente anche alla cooperazione internazionale: «Eliminare l’obbligo, introdotto nel 2005, di destinare una percentuale dello 0,25% del bilancio alle azioni di cooperazione internazionale promosse dal nostro territorio, cancella un altro motivo di straordinaria distinzione positiva del Trentino, qualcosa di cui siamo andati fino a oggi orgogliosi e che ci è stato sempre riconosciuto, a livello nazionale e internazionale, come un valore. Da allora, grazie a questa scelta di impegno “stabile e certo”, la competenza della Provincia di Trento è maturata a tal punto da essere stata eletta come una delle tre regioni che rappresentano gli interessi degli enti locali negli organismi nazionali e presso il ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale. La stabilità del finanziamento fissato da legge, un’esclusiva della nostra autonomia, ha permesso di dare serietà e certezza ai progetti che sono stati messi in campo nei vari Paesi, facendo del Trentino un partner affidabile anche per le attività della cooperazione italiana, e riconosciuto dall’Europa per la sua capacità. Tutta questa azione di riconosciuta qualità non solo ha permesso al Trentino di “fare la sua parte” sulla scena internazionale, ma anche di dialogare con moltissimi enti locali e regionali negli altri Paesi. E a dimostrazione di come le relazioni internazionali si nutrano di un rapporto di vantaggio reciproco, è di pochi giorni fa la dichiarazione del rappresentante dell’Uganda nella commissione che ha assegnato le Olimpiadi invernali 2026, di aver votato per l’Italia come riconoscimento del lavoro portato avanti nel suo territorio dal nostro Paese e in particolare dal Trentino .
Di «giorno triste per il Trentino» e di «valori di solidarietà mortificati» parla infine l’ex presidente Ugo Rossi. «Con questa scelta il governo del cambiamento conferma che il tanto acclamato slogan “aiutiamoli a casa loro” era appunto uno slogan da bar e non un reale impegno», commenta amaro.