Crollo del Morandi, un anno dopo Si ricordano le 43 vittime Mattarella: «Nuovo ponte per ricucire»
Un anno fa alle 11.36 cadeva il ponte Morandi, uccidendo 43 persone: oggi Genova si ferma per la commemorazione delle vittime.
Il sindaco Bucci ha dato a tutti «appuntamento è alle 10 nell’area della nuova Pila 9 del futuro viadotto sul Polcevera».
Sono presenti anche il premier Conte e il vice Di Maio.
Il comitato dei familiari delle vittime esprimerà il suo «dissenso per il fatto che Autostrade continui ad avere le concessioni».
La delegazione di Aspi-Atlantia ha lasciato il luogo della cerimonia. In una lettera i vertici di Autostrade hanno scritto: «Ad un anno dalla tragedia del Ponte Morandi, il Cda di Autostrade per l'Italia, quello di Atlantia e i lavoratori di tutto il gruppo rinnovano il cordoglio e la compassione più sincera per le vittime del crollo e per il dolore dei loro familiari».
Nel giorno della commemorazione delle 43 vittime del crollo del Ponte Morandi, «che tanti lutti, tante sofferenze e tante difficoltà ha creato alla operosa città di Genova e ai suoi abitanti», il presidente della Repubblica Sergio Mattarella scrive un breve saluto sulle pagine del Secolo XIX, accogliendo l’invito del direttore Luca Ubaldeschi e del senatore a vita e architetto genovese Renzo Piano.
«Ci separa da quel tragico avvenimento un anno che non è trascorso invano», scrive Mattarella. «Un progetto di nuovo ponte, lineare, solido e bellissimo, è pronto e già sono stati avviati lavori per la sua costruzione. Il nuovo ponte sarà in grado di ricucire, anzi, per usare un termine caro a Piano, di ‘rammendarè la ferita inferta dal crollo, riconnettendo una città spezzata, non solo materialmente, in due». Rammendare, però, specifica il Presidente, «non significa cancellare».
Il nuovo ponte, infatti, «ricorderà per sempre quelle vittime innocenti, sepolte dalle macerie di una tragedia, causata dall’uomo, che si poteva e doveva evitare. Nulla può estinguere il dolore di chi ha perso un familiare o un amico a causa dell’incuria, dell’omesso controllo, della colpevole superficialità, della brama di profitto».
Nei difficili frangenti di un anno fa «fu ben chiaro che la tragedia di Genova era la tragedia dell’Italia intera e che tutta l’Italia si stringeva, in un abbraccio ideale, attorno a Genova e ai genovesi», ricorda Mattarella. Per lui, tornare a Genova, il 14 agosto di quest’anno, vuol dire innanzitutto: «fare memoria, dolorosa e composta, delle quarantatrè persone che rimasero uccise» per ribadire «la vicinanza e la solidarietà della Repubblica italiana alle loro famiglie». Ognuna di esse «aveva una sua storia, una sua provenienza geografica, un universo di relazioni e di affetti, un volto, un nome. Nel loro nome dobbiamo pretendere che la giustizia vada fino in fondo, senza remore, svelando responsabilità e sanzionando colpevoli».
La presenza, oggi, delle più alte istituzioni a Genova, conclude Mattarella, «ha il significato di testimoniare unanime sostegno, non solo a parole, a una città e alla tenacia e al coraggio dei suoi abitanti, che hanno diritto alla rinascita economica e sociale attraverso lo sviluppo di una rete di infrastrutture e servizi capace di accompagnarne ed esaltarne lo spirito imprenditoriale».