Val di Non / Il lutto

Campodenno: l'addio a Diego Pezzi, il contadino vittima dell'incidente con il trattore

Oggi, lunedì 10 marzo, l'ultimo abbraccio della comunità al 59enne che ha perso la vita giovedì mentre lavorava nei campi. Il funerale si terrà nel pomeriggio, nella chiesa parrocchiale della frazione Dercolo

LA TRAGEDIA Diego Pezzi di 59 anni trovato senza vita sotto il trattore

TRENTO - Ultimo saluto oggi a Diego Pezzi, morto a 59 anni a causa di un incidente sul lavoro mentre si trovava nei suoi campi di Dercolo, frazione di Campodenno. Il funerale si terrà nel pomeriggio di oggi, lunedì 10 marzo, alle 14 nella chiesa parrocchiale di Dercolo. 

Una folla commossa, già ieri sera alle 20, si è radunata per il rosario, stringendosi al dolore della famiglia della vittima, la moglie Gianna, il figlio Adriano e i genitori, mamma Giulia e papà Pio. 

Nel tardo pomeriggio di giovedì scorso, l’uomo che stava ultimando gli ultimi interventi nei suoi meleti - nell’appezzamento di terra sotto la chiesetta di Santo Stefano - era rimasto schiacciato dalla martellante, l’attrezzo trainato dal suo trattore.

Il corpo, ormai privo di vita, era stato trovato dopo diverse ore di ricerca, intorno alle 22.30. Sconvolta un’intera comunità che oggi piange la scomparsa improvvisa del suo compaesano.

«A schlechte Nacht». In italiano «una brutta nottata». Queste tre parole pronunciate venerdì mattina da Luigi Pezzi, cugino della vittima, raccontano bene le ultime - e travagliate - ore che la piccolissima frazione di Campodenno ha dovuto vivere. 

Lui che, giovedì sera poco prima delle 22.30 è stato il primo a trovare il corpo del suo parente, schiacciato sotto la martellatrice. Ieri mattina, in una tiepida giornata di inizio marzo, c’è poco movimento lungo le vie intorno alla chiesetta di Santo Stefano a pochi passi dal terreno dove Diego Pezzi ha perso la vita. 

Anche il cuore dell’abitato sembra essersi fermato, dopo un via vai notturno fatto di ricerche disperate di amici e parenti che non riuscivano a trovarlo. Sono state ore di angoscia per la sorte dell’agricoltore per il quale, minuto dopo minuto, si è cominciato a temere il peggio. 

Cinquantanove anni, era nato e cresciuto a Dercolo, dove viveva con la sua famiglia, la moglie Gianna e il figlio Adriano di vent’anni, a pochi passi dalla casa degli anziani genitori, mamma Giulietta e papà Pio. Imprenditore agricolo, Pezzi possedeva una dozzina di appezzamenti non solo in val di Non - con i frutteti poco sotto casa sua - ma anche a Lover, Sorni e a Nave. Ad aiutarlo, in campagna c’era anche il figlio Adriano. 

Persona «riservata», era un uomo dedito alla sua professione e alla sua terra, a cui era profondamente legato: passava il suo tempo «tra lavoro e famiglia», come confermano in tanti in paese.

«Era in giro a martellare con il trattore - racconta Luigi - mi hanno chiamato alle 20 a casa. Era sua moglie che mi diceva che non lo trovavano e se potevo aiutarla nel cercarlo. Non era tornato a cena. Lui mi aveva chiamato la mattina alle 7, aveva fretta di andare nei campi. Quando siamo andati a cercarlo, non sapevamo dove fosse di preciso. Non l’abbiamo trovato subito. Abbiamo cominciato alle 20.30 prendendo le pile: era buio pesto, non c’era la luna. Eravamo io e sua moglie. Il suo telefono suonava a vuoto, non ci rispondeva». 

Poi il ritrovamento del suo vecchio Fendt su un dosso, nel terreno sotto la chiesetta. E il solo ricordo di quella scena, ancora vivido nella mente del cugino, fa scendere nuovamente le lacrime. «Abbiamo visto le scarpe avanzare fuori. Noi ci aspettavamo di trovare le luci del trattore e lui che macinava i campi».

Secondo le ricostruzioni il 59enne era infatti rientrato a casa intorno alle 17 di giovedì per prendere un attrezzo per tranciare il filo metallico che stava bloccando il mezzo. A riaccompagnarlo nei campi era stata la moglie, in auto. 

«Era un grandissimo lavoratore - prosegue Luigi Pezzi - Lavorava anche il sabato e la domenica. E proprio di domenica io gli dicevo ridendo: “Attento che prima o poi ti scomunicano”». 

Un uomo «con il sorriso» e sempre pronto a qualche battuta. «Giocavamo a briscola anche con suo figlio». Incredula e sotto shock un’intera comunità. «Eravamo in ottimi rapporti - dichiara il sindaco di Campodenno, Igor Portolan - esprimiamo tutta la nostra vicinanza ai famigliari della vittima. È una morte che colpisce nel profondo tutti noi».

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