Sindaci, arriva un “aiutino” per la pensione Assegno complementare a professionisti e autonomi

di Giorgio Lacchin

Il lavoratore autonomo o il professionista che, eletti sindaco, scelgano di continuare a svolgere la propria attività godranno di una pensione complementare integrativa. Una quota della pensione complementare sarà a carico del comune, un’altra parte - facoltativa - a carico dell’eletto.

 

Il disegno di legge approvato dalla giunta regionale è stato redatto da un gruppo costituito dai rappresentanti delle due province e del Consorzio dei comuni di Trento e di Bolzano sotto la regia dell’assessore regionale agli enti locali, Claudio Cia.

«Abbiamo proposto di studiare una norma che garantisca il più possibile l’equità tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi che assumono una carica elettiva», spiega Paride Gianmoena, presidente del Consorzio dei comuni trentini.

 

Gianmoena, quanti sono in Trentino i lavoratori autonomi che fanno il sindaco?

 

«Poco meno della metà dei sindaci si trova in questa situazione».

 

Pensavamo molti meno.

 

«Lo pensavamo anche noi, invece sono una sessantina. Anche in Alto Adige sono circa la metà».

 

Quanto costerà la riforma ai comuni?

 

«Circa 5mila euro all’anno per ogni sindaco “autonomo”. Oggi dunque costerebbe 300mila euro all’anno».

 

La norma verrà applicata dalla prossima legislatura?

 

«Certo».

 

Cosa prevede, invece, quella in vigore in questo momento?

 

«Prevede che al lavoratore autonomo eletto sindaco il comune versi una quota solo se lui dichiara di rinunciare a svolgere la propria attività per tutto il periodo del mandato. Ma la cifra è molto bassa, tranne il caso dei comuni più grandi».

 

La proposta di una nuova norma è partita dal Consorzio dei comuni.

 

«...ma è stata subito condivisa dai governatori provinciali Fugatti e Kompatscher. Domani (oggi, ndr) il Consiglio delle autonomie locali si esprimerà sul disegno di legge e penso che il parere sarà favorevole. Il disegno di legge andrà poi nella norma di assestamento della regione».

 

Oggi, soltanto il lavoratore dipendente che diventi sindaco gode della copertura previdenziale anche per le ore o le giornate di assenza dal lavoro giustificate dall’espletamento del mandato elettivo.

 

«Esatto. E soltanto lui può mettersi in aspettativa per la durata del mandato e vedersi riconosciuto il periodo di aspettativa come servizio effettivamente prestato».

 

Facciamo invece l’esempio di un libero professionista eletto sindaco. Un artigiano, o un geometra, o un medico.

 

«Okay. Mettiamo il caso di un geometra. Dice: io non faccio più il geometra e faccio solo il sindaco. Se però il comune ha mille abitanti, lui arriva a guadagnare circa mille euro al mese. Questa è la cifra. E per il periodo del mandato gode di una minima copertura previdenziale. Ecco perché vogliamo intervenire».

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