Imis, conto da 200 milioni Saldo entro il 16 dicembre
Imis, per i contribuenti trentini si avvicina la seconda e ultima rata con un saldo che dovrebbe portare il totale del 2019 a poco sopra i 200 milioni di euro. La scadenza è il prossimo 16 dicembre.
Ma il conto sarebbe più elevato senza i tanti sconti introdotti negli ultimi anni. Il costo delle varie agevolazioni per le casse provinciali infatti è pari a circa 40 milioni di euro. Il totale da versare sarebbe quindi superiore ai 240 milioni di euro. Intanto la Provincia, attraverso la finanziaria 2020 in discussione dall’11 dicembre prossimo (mercoledì), sta per avviare una revisione dell’Imis, in particolare secondo l’ipotesi di lasciare maggiore autonomia sulle esenzioni e sulle aliquote ai Comuni rispetto ad oggi.
Col sistema di esenzioni introdotto nel passato (e confermato di fatto per il 2019), nel 2018 i trentini hanno pagato 201 milioni e mezzo di euro di imposta sulla casa e sugli immobili, l’Imis. La buona notizia è che l’importo è inferiore di oltre 8 milioni a quello versato l’anno precedente, pari ad uno sconto del 4% circa, grazie a nuove riduzioni di aliquote e nuove esenzioni decise dal precedente governo provinciale e scattate nel 2018. Anzi, se torniano al 2015, quando l’imposta si pagava anche sulla prima casa e tante agevolazioni decise a Roma e a Trento non c’erano ancora, i contribuenti trentini hanno pagato l’anno scorso il 15% in meno rispetto agli oltre 237 milioni di quattro anni fa, risparmiando ben 36 milioni.
L’anno scorso ci si aspettava, in base ad un calcolo previsionale basato sulla normativa standard, un gettito Imis di 212 milioni 940 mila euro.
Il gettito effettivo, invece, dipende dalle politiche tributarie adottate dai singoli Comuni, sia pur entro i limiti di legge. Così i versamenti effettivi dei contribuenti della provincia ammontano a 201 milioni 478 mila euro. Il dato interessante è che è inferiore di 8 milioni 268 mila euro al gettito 2017, pari a 209 milioni 746 mila euro, che era invece analogo a quello 2016, pari a 209 milioni 272 mila euro.
Una parte del calo, spiegano gli addetti ai lavori, deriva dalla riduzione delle superfici urbanistiche delle aree edificabili e dalla contrazione dei valori commerciali di queste aree.
Ma il grosso della riduzione dipende dalle novità normative introdotte in Trentino tra il 2017 e il 2018. In particolare, l’anno scorso è stata estesa l’aliquota ridotta allo 0,55%, rispetto al precedente 0,79%, sui fabbricati di tipo produttivo. Restano fuori dall’agevolazione i grandi immobili industriali con rendite superiori a 50 mila e 75 mila euro. Era stata azzerata, inoltre, l’aliquota per i fabbricati strumentali all’attività agricola con rendita catastale fino a 25 mila euro, mentre gli altri continuano a pagare lo 0,1%. Azzerata anche l’aliquota delle scuole paritarie. Erano state poi ampliate dalle giunte precedenti le esenzioni sugli immobili di cooperative sociali e Onlus e sui fabbricati concessi in comodato ad associazioni di volontariato.
Intanto, in questi giorni gli uffici tributi dei Comuni trentini si stanno preparando alle richieste di chiarimenti e di informazioni da parte dei contribuenti. Dal Comune di Trento, ad esempio, spiegano che i bollettini prestampati sono stati inviati in occasione della prima scadenza, quella di metà giugno, comprensivi delle due rate da pagare e quindi con l’importo da versare anche a metà dicembre. Rispetto a quell’invio, che risale a sei mesi fa, l’Ufficio tributi chiarisce come si possano chiedere informazioni e il calcolo del nuovo importo nel caso in cui ci fossero stati dei cambiamenti della condizione degli immobili su cui si è chiamati a versare l’Imis. O nel caso in cui si sia smarrito il bollettino relativo al saldo.
Rispetto alle aliquote da applicare alle diverse fattispecie, tra l’altro, ogni Comune decide già oggi in maniera autonoma. Sulle abitazioni, ad esempio, che non siano quelle principali (la prima casa, cioè, ovvero quella in cui si ha la residenza), Trento e Cavalese, solo per citare due Comuni, applicano delle aliquote diverse. Il capoluogo si ferma allo 0,895% di Imis, mentre in val di Fiemme la percentuale sale all’1,010%.