Coronavirus: le bare nelle fosse comuni foto shock a New York
Decine di bare accatastate l’una sull’altra a Hart Island, "l’isola degli orrori di New York", come qualcuno l’ha già ribattezzata. Le foto shock scattate dai droni mostrano l’effetto devastante del coronavirus in quello che è l’epicentro dell’epidemia negli Stati Uniti. E scuotono l’opinione pubblica, soprattutto quella della Manhattan bene, dei ricchi fuggiti nelle loro seconde case per scampare alla pandemia.
Usata da 150 anni come cimitero per chi non può permettersi funerali o non ha nessuno che ne reclama il corpo, Hart Island si trova a largo del Bronx e nelle ultime settimane è stata presa d’assalto. Se per anni il giorno delle sepolture è stato il giovedì, con un massimo di 25 bare, ora si lavora a pieno ritmo per alleggerire il peso sull’obitorio della città che, fino a qualche settimana fa, poteva ospitare per un mese o due i corpi non reclamati. La crisi per il coronavirus ha però sconvolto gli equilibri e le salme dei poveri cristi vengono seppellite nel giro di pochissimo a Hart Island ad un ritmo di circa 25 al giorno. Tanto serrato che i carcerati di Rikers Island, l’isola prigione di New York, non ce la fanno a stargli dietro: finora sono stati gli unici a svolgere l’ingrato compito di scavare le fosse, ora sono affiancati da professionisti per velocizzare le attività.
I morti per coronavirus nello Stato di New York continuano infatti a mantenersi a livelli paurosi, 777 solo ieri, il quarto giorno sopra quota 700. Ma si tratta dei numeri ufficiali, quelli dei deceduti in ospedale. Fuori dalle strutture ospedaliere la strage continua e molti muoiono in casa o in strada: a loro non viene effettuato il test per il virus e quindi è impossibile sapere se siano stati infettati o meno. Ma i numeri parlano chiaro: 1.125 persone sono state dichiarate
morte in casa o in strada nei primi cinque giorni di aprile.
Nello stesso periodo dello scorso anno erano 131. E molte delle vittime registrate sono clochard, probabilmente destinate nel girone di Hart Island.
In tutto questo, mentre gli Stati Uniti viaggiano verso quota mezzo milione di casi e 18.000 morti, Donald Trump conferma la sua intenzione di riaprire l’America e di farlo il prima possibile, già in maggio per evitare conseguenze ancora più catastrofiche sull’economia e mettere ulteriormente a repentaglio le sue chance di rielezione. Un obiettivo che dovrà però essere certificato dagli esperti sanitari. “È il virus che decide quando è appropriato riaprire”, ha avvertito Anthony Fauci, il superesperto della task force anticoronavirus della Casa Bianca molte volte rimasto inascoltato dal presidente.
“New York è il motore dell’economia ma per riaprire servono i test”, gli ha replicato seccamente Andrew Cuomo, il governatore dello Stato. E test finora, secondo alcune stime, sono stati effettuati solo sull’1% della popolazione. “È l’unico modo per riaprire”, ha aggiunto Cuomo, uno dei democratici più amati.
Secondo un sondaggio, il 56% degli elettori lo vorrebbe al posto di Joe Biden per sfidare Trump. Cuomo sembra avere tutte le caratteristiche indicate da Barack Obama nel corso di un incontro con i sindaci americani: è sincero, empatico informato. “La cosa peggiore in questo momento è ladisinformazione”, ha detto Obama ai primi cittadini in quella che appare una chiara stoccata a Trump. Ma Cuomo ha più volte ribadito di non volersi candidare. E così le speranze dei democratici restano affidate a Biden, per il quale Obama inizierà a spendersi con forza con un unico obiettivo: battere Donald Trump.