Inchiesta sui morti al Trivulzio ospizio e Regione Lombardia sotto esame per inadempienze
Da un lato, il sospetto che possano esserci state irregolarità nella delibera della Regione Lombardia dell’8 marzo che ha fatto sì che pazienti Covid venissero trasferiti nelle case di riposo e che la stessa amministrazione regionale non abbia dato comunicazioni corrette alle Rsa sui rischi epidemiologici. Dall’altro lato, la possibilità che le stesse residenze per anziani non abbiano adottato le misure idonee per prevenire il contagio, come l’uso delle mascherine, e abbiano accolto i malati di Coronavirus senza separarli dagli ospiti, oppure usando strutture diverse ma lo stesso personale.
Sono questi i punti chiave su cui sta indagando la Procura di Milano nella maxi inchiesta con più filoni sulle centinaia di morti nelle Rsa. E proprio per chiarire questi aspetti il pool guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano ha dato il compito alla Gdf e alla polizia giudiziaria di raccogliere una mole impressionante di documenti nelle case di riposo e negli uffici della Regione.
E da una prima analisi sulle centinaia di cartelle cliniche sequestrate al Pio Albergo Trivulzio, la storica ‘Bagginà milanese al centro delle indagini con le sue quasi 150 morti da marzo, è emerso un quadro su cui fare approfondimenti. Da gennaio in poi, infatti, al Pat sarebbero stati ricoverati (con «ingressi» di persone provenienti da ospedali) molti pazienti con polmoniti o con sintomi da insufficienza respiratoria. E «criticità» di questo tipo le avevano, stando alle prime verifiche, anche alcuni dei pazienti (una ventina e ufficialmente ‘non Covid’) trasferiti al Pat dopo lo scoppio dell’ epidemia. Presenze di pazienti, dunque, che potrebbe aver alimentato la diffusione del virus tra gli ospiti anziani, in un contesto anche di tamponi assenti.
Intanto, si sono concluse le verifiche degli ispettori del Ministero della Salute al Trivulzio. «Le disposizioni che erano state date a tutti, in particolare dall’ISS e dal Ministero - ha spiegato la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa - prevedevano, non soltanto per la Lombardia, ma per tutte le RSA, che non entrassero dall’esterno possibili soggetti contagiati».
Il Pat sulla carta ha accolto solo malati non positivi, alcuni dei quali, però, anche secondo le denunce di operatori, avrebbero manifestato sintomi da Covid. Alla Baggina, ha affermato all’ANSA Alessandro Azzoni, che ha creato il Comitato giustizia e verità per le vittime del Trivulzio, si è manifestato «un agghiacciante quadro di malasanità». Si sta assistendo, ha aggiunto, «alla cronaca di una serie di morti annunciate. Non può più essere considerata un’emergenza - ha detto ancora Azzoni - i dirigenti lo sanno quello che sta succedendo, ma hanno altro a cui pensare, a partire dalle indagini».
Il dg Giuseppe Calicchio, indagato per epidemia colposa e omicidio colposo così come i vertici delle altre Rsa, si è difeso davanti agli ispettori del Ministero spiegando di aver rispettato i protocolli interni ma anche le disposizioni regionali. Ancora il 19 marzo, si legge in un documento, il Trivulzio lamentava di non aver ricevuto «riscontro» ad una richiesta di mascherine avanzata alla «centrale regionale di committenza».
Ieri i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria sono tornati negli uffici della Regione per completare, dopo aver preso appuntamento, l’acquisizione di documenti richiesti al Pirellone per un periodo che va da gennaio a questi giorni.
L’attività, iniziata ieri, è servita per far entrare negli atti di tutte le inchieste aperte le delibere (anche gli atti istruttori e preparatori), le disposizioni, le comunicazioni della Regione indirizzate alle Ats (ex Asl) e alle case di riposo in questo periodo di emergenza sanitaria. Da ricostruire anche il rapporto tra Regione, Trivulzio e altre Rsa, anche sul fronte economico di convenzioni e rimborsi, anche perché il Pat, dopo il provvedimento dell’8 marzo sui pazienti Covid, divenne «centrale unica» per la gestione e il trasferimento di questi malati nelle altre residenze.
Il sottosegretario Zampa, intanto, ha fornito un dato: 1822 morti nelle Rsa lombarde, tra l’1 febbraio e il 6 aprile, su «un totale di 13.287 residenti» nelle strutture. Un dramma che va avanti in tutta Italia, così come le inchieste. Anche la Procura di Genova ha aperto un fascicolo per epidemia colposa.