Rsa, sui medici la Provincia fa marcia indietro Ma a preoccupare le case di riposo c'è anche il "nodo" del crollo delle risorse causa Covid-19
La giunta provinciale è disponibile a riscrivere il contestato emendamento Fugatti che centralizza la nomina dei responsabili sanitari delle Rsa presso l’Azienda sanitaria, riducendo l’autonomia delle Apsp, le aziende che gestiscono le “case di riposo”. Ma a preoccupare Upipa, l’ente che associa le 41 Apsp trentine, non c’è solo il minacciato “esproprio” relativo ai direttori sanitari. C’è anche il nodo del crollo delle risorse, causato da Covid-19, che impatta pesantemente sull’equilibrio economico di ogni azienda. E c’è anche, non meno rilevante, il timore per la prospettiva: come organizzare i servizi, in sicurezza, nel 2021, stante l’incognita dell’evoluzione della pandemia?
La disponibilità, da parte dell’assessora alla salute Stefania Segnana, a rivedere il contestato emendamento, è arrivata ieri mattina, in un incontro con il vertice di Upipa, la presidente Francesca Parolari, la vicepresidente Marisa Dubini, il direttore Massimo Giordani. Segnana aveva al fianco il dirigente del dipartimento, Giancarlo Ruscitti. La disponibilità a rivedere l’emendamento è stata poi confermata ai soci di Upipa nell’assemblea del pomeriggio. Il vertice di Upipa ha riassunto le ragioni della contrarietà all’emendamento Fugatti. Due, soprattutto. La prima è istituzionale. Le Aziende pubbliche per i servizi alla persona fanno riferimento alla legge regionale quanto a organizzazione del personale, a quella provinciale per quanto riguarda gli accrediti e servizi. Il rischio è quello di cristallizzare un conflitto istituzionale permanente, anche sotto il profilo delle responsabilità, tra direzione amministrativa e direzione sanitaria, che farebbero riferimento a due enti diversi. La seconda è di natura finanziaria. Oggi, il servizio sanitario, erogato da un’ottantina di collaboratori medici, costa alle Apsp 3,1 milioni l’anno, 2,8 coperti dalla Provincia. Alcuni sono medici di base, altri medici in pensione, 36 sono i medici in organico. La Provincia, con lo stesso importo di 2,8 milioni, ne metterebbe a disposizione 16, con uno stipendio più adeguato, da dirigente (138 mila euro lordi annui), anche se più basso di quello di un dirigente medico dell’Azienda sanitaria. I conti, insomma, non tornano e, a parità di risorse, c’è il rischio di dimezzare il servizio. L’emendamento riscritto prevede la costituzione di albo ad hoc di medici da cui le Apsp potranno poi scegliere in autonomia.
Condivisa è la necessità che i medici della Rsa siano lasciati meno soli nell’affrontare l’emergenza pandemia, attraverso un coordinamento con l’Azienda sanitaria, per tradurre le linee guida dell’Istituto superiore della sanità.
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