Como, assassinato don Roberto il prete dei deboli: si costituisce un senzatetto malato psichiatrico
Como è sotto shock per l'accoltellamento mortale, questa mattina poco dopo le 7, di un noto sacerdote, impegnato tutti i giorni a dare conforto alle persone in difficoltà: don Roberto Malgesini (nella foto) è stao colpito nei pressi della sua residenza, da una persona che probbailmente conosceva.
Il prete aveva appena finito di caricare sulla sua auto, come tutti i giorni, le colazioni da distribuire a persone senza casa e ad altre in condizioni di disagio.
Don Roberto è stato avvicinato da un senzatetto di origini straniere, che soffre di gravi problemi psichici e che si è accanito contro il religioso. Poche ore dopo accoltellamento l’aggressore si è costituito.
La tragica notizia ha suscitato grande emozione in città dove tutti conoscevano il rpete pe rla sua straordinaria attività al servizio degli ultimi: migranti, senzatetto, poveri.
Don Roberto Malgesini, valtellinese, non aveva una parrocchia, ma la sua pastorale era quella dell’assistenza ai bisognosi. Portava la colazione ai senzatetto e agli migranti e assisteva tutte le situazioni di marginalità.
Viveva nella parrocchia di San Rocco, a pochi passi dal punto dove questa mattina è stato accoltellato. Sul luogo dell’omicidio è arrivato anche il vescovo mons. Oscar Cantoni.
Il quartiere di san Rocco, all’ingresso della convalle di Como, con molte case vecchie, da tempo è abitato principalmente da immigrati.
Davanti all’uccisione, avvenuta questa mattina a Como, di don Roberto Malgesini «non possiamo non pensare a quanto sia necessario continuare a prendersi cura delle persone più fragili, segnate anche dalla sofferenza psichica, che non possono essere abbandonate da sole sulla strada». Così don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità di Milano con cui il sacerdote ammazzato ha collaborato nel periodo della sua creazione, ne è ancora più convinto.
«"Mi ha mandato il vescovo Diego Coletti, mi ha detto vai lì a vedere un po'", a fare esperienza. Ed eccomi quì. così si era presentato don Roberto il primo giorno che venne in Casa della Carità agli inizi della nostra accoglienza», ricorda Fiorenzo De Molli, responsabile del Settore Ospitalità e Accoglienza.
Valtellinese di origine e si vedeva: «Un ragazzo gentile, delicato, attento, con una voce lieve quasi non volesse disturbare e con un volto da ragazzino ma con una presenza efficace e concreta come tutti gli uomini di montagna. La sua - aggiunge De Molli - è stata una presenza garbata, ma decisamente efficace, capace di entrare in punta di piedi nella relazione con gli ospiti e anche con le volontarie. Quasi non si vedeva, eppure la sua presenza la si sentiva. Libero di scegliere dove posizionarsi, si è collocato naturalmente alle docce dove ha servito gli ultimi degli ultimi».
Dopo un anno è tornato in diocesi a Como pronto, come diceva lui, a «servire il Signore negli ultimi».
«L’ultima volta che ci siamo visti fu in occasione della massiccia presenza dei profughi a Como. L’abbiamo chiamato e subito è venuto a introdurci fra i profughi ammucchiati fuori dalla stazione in attesa di tentare il passaggio in Svizzera. Ne conosceva tantissimi, si capiva che si sentiva a casa» spiega.
«La Casa della carità tutta - si legge in un comunicato della fondazione creata a Milano per aiutare gli ultimi - si stringe intorno a familiari e amici di don Roberto e si unisce al dolore della Diocesi di Como, partecipando idealmente al momento di preghiera che questa sera sarà guidato dal vescovo della città Oscar Cantoni».
Il segretario regionale lombardo di Rifondazione comunista, Fabrizio Baggi, comasco, arrivando sulla piazza di San Rocco, dove è stato ucciso Don Roberto, ha commentato: «È stato lasciato completamente solo, aiutato solo da noi, dai parrocchiani, dai volontari ma le amministrazioni a Como lo hanno solo contrastato, fecero addirittura togliere i bagni chimici che aveva sistemato qui dietro, le panchine, perfino una fontanella».
Tanti parrocchiani sono arrivati per portare fiori. «Doveva fare tutto da solo - ha raccontato Ivana che abita poco distante - proprio poche mattine fa sono passata e ho l’ho visto con una scopa ripulire la piazza appena finito di distribuire la colazione da carte e contenitori».
A quanto si è appreso, i bisognosi, tra cui anche qualche italiano, che ogni giorno si presentavano davanti la chiesa per un aiuto erano circa una quarantina. Poi don Roberto cominciava il suo giro per la città.