Europa

Boom di fondi Ue per l’Italia: il triplo rispetto al 2014-2020

La politica di coesione oggi e domani (con il contributo dell’Unione Europea)

BRUXELLES. A partire dell’anno prossimo e fino al 2027, secondo quanto annunciato dalla commissaria Ue alla Coesione, Elisa Ferreira, l’Italia potrà contare sul triplo delle sovvenzioni europee rispetto a quelle degli ultimi sette anni. Risorse destinate non solo al Mezzogiorno, come dimostra l’esperienza del passato.

Dal Piemonte al Veneto, dalla Lombardia all’Emilia-Romagna, dalla Toscana al Lazio, sono tantissimi i progetti cofinanziati con i fondi europei che anche nel Nord e nel centro hanno contribuito in questi anni allo sviluppo del territorio attraverso la realizzazione di infrastrutture, il sostegno alle imprese e centinaia di altre iniziative nei settori più disparati.

Aiutando ad esempio le comunità montane ad adattarsi ai cambiamenti climatici e collaborando alla realizzazione di iniziative in favore delle fasce più deboli della popolazione.

Attraverso i fondi strutturali e d’investimento Ue (Esif), tra il 2014 e il 2020 sono stati messi a disposizione del nostro Paese 44,7 miliardi di euro. A beneficiarne, secondo i dati della Commissione Ue, sono state soprattutto le Pmi (10 miliardi), l’occupazione (6) e l’ambiente (5).

Ma anche l’amministrazione pubblica (800 milioni) e il settore delle tecnologie d’informazione (1,5 miliardi). Tra le diverse tipologie di fondi europei, il più consistente è stato quello per lo sviluppo regionale (Fesr, da 21,5 miliardi), seguito dal fondo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr, da 10,4 miliardi) e dal Fondo sociale (Fse, da 10,2 miliardi. Eppure l’Italia continua a avere una capacità molto limitata di assorbire il denaro a disposizione.

Negli ultimi sette anni, la spesa per i progetti andati in porto non ha superato il 40% delle risorse assegnate all’Italia. A livello europeo è stato speso il 47% dei 640 miliardi per tutti gli Stati membri.

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