L'addio di Ugo Rossi, ora nel Patt esulta l'ala filo-leghista
Ugo Rossi se ne va dal partito per creare una forza politica di centro e autonomista «alternativa alla lega» e il Patt si ritrova improvvisamente più a destra, benché - come osserva il presidente del partito Franco Panizza - alle elezioni provinciali del 2018, quando il Patt scelse di rompere con la coalizione di centrosinistra autonomista, con cui aveva governato per cinque anni la Provincia per riposizionarsi con una scelta blockfrei, «lui era d'accordissimo, come sappiamo, e non fu certo colpa mia».
Allora, infatti, l'addio all'alleanza con cui era diventato governatore fu dovuta al venir meno del sostegno di Rossi per un secondo mandato. La frattura costò cara al Pd e ai suoi alleati, ma anche al Patt, perché finirono tutti all'opposizione e il governo del Trentino passò alla Lega.É evidente che questo schema non potrà essere riprodotto nel 2023 dall'attuale minoranza, pena il rischio di restare opposizione. Il quadro politico del resto è molto mobile sia a livello nazionale che locale, con frenetici movimenti al centro di vari gruppi - Azione, Base, europeisti, civici e popolari, e anche il gruppo che ha sostenuto la lista di Franco Ianeselli sindaco - che Rossi vorrebbe mettere insieme.
Non esclude neppure Onda civica di Filippo Degasperi.Ed è persino tornato in auge il sistema proporzionale per le elezioni nazionali, mentre per quelle provinciali proprio Ugo Rossi ha depositato un disegno di legge per eliminare l'elezione diretta del presidente della Provincia, in modo che le forze politiche possano sceglierlo dopo il voto invece di essere costrette a costituire ampie alleanze prima - come centrodestra e centrosinistra - per avere più chance di vincere.
E così il nuovo partito «popolare e autonomista» di Rossi potrebbe giocarsela senza doversi alleare subito con il Pd e altre forze di centrosinistra.«La decisione di Rossi di lasciare il Patt è stata una sorpresa - dice Panizza, che con l'ex governatore ha percorso un lungo pezzo di strada insieme, - perché lui si è sempre tenuto uno spazio extra partito, pensiamo al ragionamento con Daldoss, ma anche perché l'idea di andare oltre il Patt l'ha sempre avuta dall'Abete alla Casa dei trentini, quindi non si capisce perché ora dopo 22 anni vuole lasciare tutto per fare un altro partito».
Sconcerto nelle parole sel segretario del Patt, Alessio Marchiori, che dice: «Rispetto le scelte personali pur non condividendole.
Il Patt sta mantenendo fede alla linea uscita dal congresso e alla sua missione di rappresentare gli interessi dei trentini e dell'Autonomia. E lo fa con l'esperienza della sua storia, ma anche con l'entusiasmo e la passione di tante persone che, anche recentemente, hanno deciso di metterci la faccia e di credere in un progetto serio, credibile e riconoscibile».E poi lancia la frecciata: «Ricordo che tutti quelli che hanno lasciato il Patt per dare vita ad altri partiti non hanno avuto fortuna, non so se costruire qualcosa da zero possa pagare».
Nel gruppo consiliare nessun altro per ora intende seguire Rossi, neppure il fedelissimo Michele Dallapiccola, che però era l'unico ben informato - sottolinea - delle intenzioni del capogruppo e amico.
«C'è rammarico - dichiara Dallapiccola - perché un amico prende una strada diversa. Ne stavamo parlando da mesi. Lui aveva ormai deciso di cambiare, dopo vent'anni nel Patt, convinto che mentre sul piano nazionale il futuro sempra già scritto, su quello locale c'è la concreta possibilità di costruire una proposta credibile di alternativa alla Lega e per fare questo Rossi è convinto che serva un progetto completamente nuovo».«Per quanto mi riguarda - prosegue Dallapiccola - io resto nel Patt e farò politica nel Patt finché me lo permetteranno e poi tornerò al mio lavoro».
Dispiaciuta anche umanamente è Paola Demagri, che con Rossi lavorava bene: «Gli riconosco che la sua è una scelta personale e non ha cercato di trascinare con sè altri del Patt».
Mentre Lorenzo Ossanna, che era dato in uscita verso la Lega, con l'addio del capogruppo Rossi si trova ora più a suo agio nel Patt, perché così può seguire più serenamente la sua linea di «responsabilità e dialogo» con la maggioranza di centrodestra. E ora la mossa dell'ex presidente della Provincia potrebbe scombussolare il quadro anche nel mondo autonomista, riavvicinando magari chi se n'era andato, come Walter Kaswalder, per costituire un partito autonomista schierato a destra. Ieri, nello stupore generale, già c'era chi si interrogava su cosa deciderà ora di fare il Patt "libero" di Rossi, il presidente che governò con il centrosinistra e che ha tenuto lontane le Stelle alpine dalla Lega. Fino ad ora.