"Per salvarmi dal cancro serve un prelievo di sangue di mia madre, ma lei si rifiuta"
Il disperato appello a Como di un'infermiera di 47 anni, adottata all'età di due anni, che ora ripone le ultime speranze di guarigione nel dna della mamma biologica. Quest'ultima, individuata dopo molte ricerche, dice di no per preservare la propria riservatezza. La figlia "Un comportamento disumano, ripensaci, sei la mia unica speranza di vita"
COMO. Sarebbe bastato un prelievo di sangue, totalmente anonimo, per dare una speranza di vita alla figlia che aveva abbandonato appena nata e che non ha mai visto, ma la madre di Daniela - infermiera 47enne malata di tumore, cui è stata consigliata una cura sperimentale per cui serve il dna di un genitore, e che per questo aveva cercato la donna disperatamente - ha detto di no.
Daniela, una figlia già grande e una di 9, a febbraio aveva lanciato un appello dalle pagine de 'La Provincia di Como', e si era rivolta ai giudici per risalire all'identità della donna che l'aveva data alla luce il 26 marzo del 1973 all'orfanotrofio delle suore di Rebbio, nel Comasco, dove aveva poi trascorso 2 anni prima di essere adottata.
L'orfanotrofio è chiuso da anni e le carte sono passate all'ospedale sant'Anna di Como: Daniela, che lavora in psichiatria a Milano, è riuscita ad avere accesso al suo fascicolo, custodito in Comune, scoprendo che la madre non solo aveva preferito non essere nominata, ma aveva anche richiesto il ritiro della documentazione sanitaria.
Ma poi il tribunale dei minori ha trovato la cartella clinica al Sant'Anna e lì il nome della donna c'era, ma non è bastato: la donna - come comunicato lo scorso 12 aprile - non ha intenzione di rinunciare all'anonimato, ha rifiutato di sottoporsi al prelievo e non è possibile disporne uno coattivo.
Una "sentenza di morte" come scrive Daniela nella lettera, pubblicata oggi su 'La provincia di Como', rivolta alla donna, che oggi ha poco meno di 70 anni, vive in provincia di Como, ed è diventata di nuovo madre e nonna.
Per guarire, infatti, la figlia deve tentare una nuova immunoterapia sperimentale nata in Svizzera che si basa appunto sulla mappatura genetica, dunque serve almeno uno dei due genitori.
"Mi chiedo - scrive Daniela - come tu ti addormenti la sera, come fai a vivere sapendo che hai negato senza possibilità di ripensamento la cosa che ti è stata chiesta: un prelievo di sangue in totale anonimato organizzato secondo le tue regole e la tua volontà, che non andrebbe a cambiare nulla della tua situazione di vita attuale, perché nessuno saprebbe, e che a me invece consentirebbe di far crescere la mia bambina che ha solo 9 anni e ha il diritto di avere al suo fianco la sua mamma".
Nel suo appello, che era stato molto condiviso sui social, Daniela aveva sottolineato che non chiedeva alla madre di svelarsi né di incontrarla, ma solo di sottoporsi al prelievo indispensabile per accedere alla nuova cura.
"Spero ancora che tu possa ripensare alla tua decisione" scrive Daniela, spiegando che lei non si arrenderà: "utilizzerò tutto ciò che è in mio potere per darmi la possibilità di vivere, ritengo - conclude - che sia un mio diritto".
In un'intervista oggi al Corriere della Sera, Daniela commenta così la scelta della madre biologica: "Lo trovo un comportamento disumano. Non ho tempo. Io ci corro, contro il tempo. Stiamo cercando di preservare la contaminazione degli organi vitali".