Gerosa a Itea? Cia si infuria e abbandona la Commissione, Savoi gli spiega che «non cambia niente, siete dei passacarte»
La questione delle nomine negli enti pubblici, l’ex Agire va giù duro: «i nomi scelti da piazza Dante vanno nella direzione del cambiamento o se si tratta di "consolazioni" per sconfitte elettorali?»
TRENTO. Tensione alle stelle in maggioranza ieri in prima commissione del consiglio provinciale, riunita per esprimere il parere consultivo sulle candidature per i Cda di alcune società della Provincia. Dopo il "caso Francesca Gerosa", nome di Fratelli d'Italia scelto dalla giunta provinciale per la presidenza di Itea, ma non condiviso dal partito.
Il capogruppo di Fratelli d'Italia, Claudio Cia, ieri ha abbandonato la seduta della commissione, rifiutandosi di esprimere il suo voto, dopo aver attaccato Giunta, dove non siede nessuno di Fratelli d'Italia, per il mancato coinvolgimento «non per la spartizione dei posti ma sulla condivisione dei progetti politici che stanno alla base della scelta delle persone che devono ricoprire ruoli di responsabilità nelle spa pubbliche».
Inoltre, ha aggiunto che in campagna elettorale si è parlato diffusamente di cambiamento ed è quindi necessario capire «se i nomi scelti da piazza Dante vanno nella direzione del cambiamento o se si tratta di "consolazioni" per sconfitte elettorali. Anche per questo - ha continuato - la commissione è chiamata a dare una valutazione politica e, ha aggiunto, Fratelli d'Italia, non condividendo il metodo adottato dall'esecutivo, non può condividere neppure le candidature».
Cia ha poi continuato a pungolare la Lega e la giunta Fugatti dicendo di comprendere le minoranze quando dicono che non vengono ascoltate. «Non mi meraviglio - ha proseguito - visto che non ascoltano neanche noi e sento colleghi di maggioranza che dicono che vogliono diventare autosufficienti senza Fratelli d'Italia. Nella maggioranza va cambiato passo».
Alessandro Savoi (Lega) ha detto di essere rimasto allibito dalle parole di Cia perché secondo lui è scorretto che in Commissione si porti una discussione politica che attiene alla maggioranza. E comunque, ha ribadito, che la giunta può decidere di nominare chiunque e la votazione della commissione non conta nulla perché fa da «passacarte».
E la capogruppo della Lega, Mara Dalzocchio, ha rincarato la dose, dicendo che la commissione non è chiamata ad esprimere valutazioni politiche.
È l'ennesimo episodio di frizioni dure tra Fratelli d'Italia e la Lega che sembra avere sullo sfondo la richiesta di un assessorato provinciale visto che ora il gruppo può contare su ben tre consiglieri, dopo la campagna acquisti del partito di Giorgia Meloni che ha portato al risultato di riuscire ad essere rappresentato in Consiglio da Claudio Cia e dalle ex leghiste Alessia Ambrosi e Katia Rossato.
Il parere positivo alle candidature, compreso il nome di Francesca Gerosa, è stato dato dai consiglieri di maggioranza, mentre tra le minoranze, Paolo Zanella (Futura) ha deciso di votare contro in particolare per il nome di Gerosa alla presidenza di Itea, non ritenendola la figura più adatta sia per il rischio di cumulo di compensi che di possibile conflitto di interessi visto che fa l'immobiliarista.
Ugo Rossi (Azione), Giorgio Tonini (Pd) e Alex Marini (M5s) si sono astenuti.
Rossi e Tonini hanno però chiesto che la commissione dia indicazioni alla Giunta su tre punti: i possibili conflitti di interesse; sul fatto che non è bene che poche persone ricoprano troppe cariche; il rispetto della norma nazionale in base alla quale è fissato un tetto ai guadagni degli amministratori, non più di 240 mila euro all'anno, cioè l'indennità del Presidente della Repubblica.
Gerosa attualmente fa già parte del Cda di Itea e Autobrennero, STR Brennero Trasporto Rotaia Spa, Rail Traction Company SpA e Autostrada Regionale Cispadana, se dovesse mantenere le altre cariche con quella di presidente di Itea potrebbe rischiare di sforare.
La presidente della Commissione Vanessa Masè ieri ha negato ai giornalisti, che l'avevano chiesto, di poter assistere ai lavori della commissione sostenendo che c'erano «finalità di tutela dei dati personali riferiti ai candidati», senza neppure mettere ai voti la richiesta. Così come sono stati negati, di conseguenza, gli elenchi dei nomi richiesti, sempre per ragione di privacy, una privacy su nomine pubbliche e candidature a cariche pubbliche scoperta solo ora dalla presidente Masè, non si sa sulla base di quale norma, visto che fino alla scorsa legislatura i nomi delle autocandidature sono sempre state fornite a chi ne faceva richiesta come, del resto, è nella ratio stessa della legge che fu approvata nel 2010. Fondamentale è infatti sapere chi si era autocandidato per un Cda di una società pubblica per poter valutare la scelta della Giunta.
«Se tra i candidati ci fosse un premio Nobel - commenta Luca Zeni (Pd), che fu a suo tempo tra i firmatari della legge sulle nomine - e la giunta sceglie il segretario di un assessore, magari il cittadino può fare le sue valutazioni, altrimenti non si saprà mai che si è rinunciato a un premio Nobel»