Non si trovano cuochi e camerieri, e Fontanari se la prende con i «troppi aiuti e sostegni pubblici»
Ristoratore a Rovereto, e presidente dell’Unione Commercio e Turismo della città: «C’è tanta gente che preferisce stare a casa. E non parliamo dei giovani: io facevo la stagione, ma quelli di oggi dove sono?»
ROVERETO. «Ricevo tutti i giorni chiamate da colleghi ristoratori. Cercano cuochi, pizzaioli, camerieri e lavapiatti. E non ne trovano». L'allarme lanciato da Riva del Garda rimbalza anche a Rovereto e in Vallagarina: le attività economiche, in particolare il settore della ristorazione e dei locali pubblici, hanno difficoltà importanti nel trovare personale, soprattutto se stagionale.
Sul Garda il presidente dei ristoratori locali Paolo Turrini parla dell'80% delle attività in cerca di personale in vista della ripartenza della stagione turistica. In Vallagarina Marco Fontanari, ristoratore e presidente dell'Unione commercio, non dà cifre. Ma conferma il trend. C'è lavoro disponibile ma non si trova personale.Fontanari, forse non trovate lavoratori perché pagate troppo poco.
«Qui si applicano i contratti nazionali, e c'è anche la maggiorazione per gli stagionali del turismo».
Evidentemente non sono sufficienti a convincere un disoccupato a lavorare per voi.
«Sono assolutamente d'accordo nel dire che una soluzione va trovata, ma la direzione in cui cercarla è quella di lavorare insieme, imprenditori e sindacalisti, per abbassare il cuneo fiscale che grava sulle aziende. Perché per ogni euro che finisce in tasca ai dipendenti i datori di lavoro ne pagano quasi altrettanto in tasse. E poi c'è anche un discorso di carattere sociale».
Quale?
«Due anni fa, prima della pandemia, questo problema non c'era. E i contratti applicati erano gli stessi. Oggi invece non si trovano lavoratori. Perché?».
Ce lo dica lei.
«Qualcosa è cambiato. Ci sono una serie di aiuti pubblici che è giusto dare nei momenti di difficoltà, come certo è quello di oggi. Ma devono essere un aiuto, non una sostituzione del reddito. Sapesse quante persone vengono ad informarsi per un posto di lavoro e poi fanno calcoli del tipo: "Se lavoro mi si abbassano i punti Icef e non mi conviene..."».
Insomma secondo lei in tanti disoccupati pensano: "Meglio prendere un po' di meno ma stare a casa piuttosto che lavorare"…
«Sì. E comunque per tante persone questo periodo di pandemia e lockdown è stato una mazzata psicologica. Li ha svuotati di energie. Hanno scoperto che con meno si vive lo stesso. E si accontentano di tirare avanti con gli aiuti pubblici. Sarà una banalità, ma è vero: quando ero ragazzo, io ho fatto la stagione, ogni estate. E come me tantissimi altri. Ma oggi dove sono i giovani trentini?».
Le sue tesi sono totalmente in contrasto con quanto dicono i sindacati. Solo pochi giorni Paola Bassetti, della Filcams, si diceva pronta a rendere pubblici i contratti che alcuni ristoratori propongono ai neoassunti, e che gli albergatori e i ristoratori che pagano, non hanno dipendenti che scappano.
«I sindacati fanno il loro lavoro. Ma proprio a loro rilancio la proposta di sedersi tutti ad un tavolo e cercare insieme una soluzione, che va trovata. Non sono gli imprenditori i "cattivi", ma un sistema che scarica sulle aziende costi irragionevoli per il lavoro».
Ci dica: quanto paga lei un cameriere (Fontanari è titolare del ristorante Tema, su Corso Bettini)?
«Mettiamo che abbia più di 30 anni e quindi non possa fargli un contratto di apprendistato: per 40 ore settimanali, un giorno di riposo a settimana, 26 giorni di ferie all'anno e otto ore di permesso retribuito al mese e tfr, dai 1.300 ai 1.400 euro al mese per 14 mensilità all'anno».
E un lavapiatti?
«Diciamo un contratto da apprendistato da 40 ore a settimana, poco meno di mille euro: circa 970».
Lei ci parla di contratti a tempo indeterminato. Spesso però ristoranti e alberghi offrono contratti stagionali, che raramente sono rispettati alla lettera. Alla fine le ore lavorate spesso finiscono per essere molte di più di quelle da contratto. Si parla di straordinari non pagati e altro.
«Queste sono dinamiche che purtroppo nel settore ci sono sempre state, e certo non sono giuste. Se uno dei miei colleghi fa il furbo con i dipendenti, è giusto che ne paghi le conseguenze».
C'è chi fa lavorare in nero?
«Direi di no, casi molto rari qui in Trentino».