Ucciso con una coltellata all’occhio a Torino: arrestato il fratello a Folgaria, ma lui dice «sono in Trentino da due mesi»
Un efferato delitto in una cantina del capoluogo piemontese, per gli inquirenti è «fortemente sospettato», ma il suo avvocato è pronto a dimostrare che l’indagato non si è mai mosso dal Trentino
FOLGARIA. E' stato arrestato a Folgaria, ed è recluso nella casa circondariale di Trento Carlo Pellegrini, 48 anni, fermato dai carabinieri per l'omicidio del fratello Enrico, il 52enne trovato ieri morto con un coltello conficcato in un occhio in una cantina di via Principi d'Acaja a Torino.
Lo rende noto il suo legale, l'avvocato Nicola Canestrini, raggiunto telefonicamente dall'ANSA.
Pellegrini è stato fermato per il delitto questa mattina dai carabinieri, nella sua casa di villeggiatura in Trentino.
«Il mio cliente - spiega l'avvocato che difende Pellegrini insieme alla collega Carmela Parziale - è stato fermato dai carabinieri per essere identificato, anche se non c'era motivo visto che aveva con sé i documenti. Poi è stato ascoltato nuovamente come persona informata dei fatti. Il fermo è stato convalidato questa mattina anche se non sussisteva il pericolo di fuga. Il mio cliente - aggiunge - non si è mai mosso dalla sua abitazione in una località turistica, dove si trovava da qualche giorno e non sa quali siano i fatti che gli vengono contestati».
Per gli inquirenti Carlo Pellegrini è fortemente sospettato di aver accoltellato alla testa il fratello Carlo, avvocato di 48 anni fermato ieri mattina all'alba durante una vacanza a Folgaria. Sulla base degli elementi raccolti dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Torino e della Compagnia San Carlo, che indagano coordinati dal pm Delia Boschetto, gli inquirenti non hanno dubbi: è stato lui a uccidere nei giorni scorsi il fratello e a lasciarlo nella cantina dell'alloggio in via Principi d'Acaja, a due passi dalla stazione Porta Susa e dal Palazzo di Giustizia, dove la vittima si era trasferita da qualche mese, da quando il padre Rodolfo, avvocato in pensione e vedovo da due anni, aveva lasciato la città.
I vicini di pianerottolo, arrivati dalla Sicilia da soli tre mesi, credevano che quell'appartamento al secondo piano fosse disabitato per quanto i Pellegrini erano riservati. "Urla? Mai sentite, neppure litigi. Solo la televisione accesa", riferiscono. "Qualche volta l'abbiamo visto fumare sul balcone, ma non era nostro cliente e non gli abbiamo mai parlato", dicono i gestori del ristorante di fronte al civico 38, un palazzo elegante dello storico quartiere Cit Turin. Non è chiaro se Enrico sia stato ucciso dove è stato trovato; l'unica certezza al momento è che la morte risalirebbe ai giorni precedenti il ritrovamento del cadavere. Del resto, erano giorni che papà Rodolfo cercava di contattare il figlio al telefono, senza riuscirsi. Ed è per questo che si è deciso a chiamare i carabinieri. La prima volta giovedì, quando non trovando nessuno in casa i carabinieri se ne sono andati. La seconda ieri, quando i militari dell'Arma hanno deciso di controllare anche la cantina e, dopo aver chiesto l'intervento dei vigili del fuoco per aprire la porta, l'hanno trovato supino a terra, con il coltello ancora nel bulbo oculare. Le indagini si sono concentrate da subito sul fratello Carlo, che da qualche giorno si era trasferito in Trentino in villeggiatura.
I legali sono convinti che non ci fosse pericolo di fuga, dal momento che non si è mai allontanato dalla sua seconda casa. In fuga, secondo gli inquirenti, che hanno fatto scattare il fermo dopo un lungo interrogatorio. Le indagini proseguono ora per stabilire che cosa sia accaduto tra i due fratelli, quale sia stata la molla che ha armato un uomo sin qui irreprensibile, scatenandone la violenza contro il fratello, di quattro anni più grande e da qualche tempo disoccupato. "Indaghiamo a tutto campo, senza escludere nessuna pista", si limitano a dire gli investigatori del Comando provinciale dell'Arma.