Green pass per andare in hotel? Battaiola: «Sarebbe un disastro per agosto»
Il presidente dell’Asat e di Trentino Marketing parla del «clima di incertezza» e ammonisce: «Bisogna programmare l’inverno, se si pensa di progettare a settembre saremmo già in ritardo, ancora una volta»
TRENTO. «Sul Green Pass serve programmazione. Un eventuale Green Pass obbligatorio da agosto, significherebbe solo una cosa: cancellazione delle prenotazioni. Già adesso c'è una confusione quasi assoluta tra i clienti. Se proprio si vuol pensare al Green Pasi si ragioni rispetto alla stagione invernale». Gianni Battaiola, presidente Asat (e presidente Trentino Marketing), segue il dibattito di questi giorni con apprensione crescente. Un po' perché i dati sui contagi sembrano peggiorare, molto perché vive di riflesso l'ansia della clientela. Che, spiega lui, è ormai in totale confusione.
Le due immediate conseguenze sono che c'è chi sta riflettendo sulla vacanza già prenotata. E che si sono fermate le prenotazioni sul prossimo inverno, che erano partite con un certo entusiasmo a giugno.
Partendo dal Green Pass, Battaiola già aveva sintetizzato il suo pensiero: «Piuttosto che chiudere, si faccia quello». Ma vuol essere chiaro: il provvedimento non sarebbe indolore per un comparto, quello turistico, che ha già pagato cara la crisi Covid. «Noi non perdiamo la fiducia, siamo sempre stati convinti che mantenere l'offerta al top e farsi trovare pronti fosse indispensabile. Ma c'è già una grande confusione nella gente, che non sa più cosa può fare o no, lo vediamo dalle richieste che ci fanno. Ci chiedono se devono avere il tampone per cenare in albergo, per esempio. E già questo è un problema, perché la confusione causa timori, e quindi la gente non si muove o si muove meno. Anche perché sono cambiate le abitudini: lo stiamo vedendo, sta venendo meno l'abitudine ad uscire a cena, per esempio. Su tutto questo, il Green Pass peserebbe. Non credo che spingerebbe le persone a vaccinarsi, le terrebbe solo lontane dai locali».
Ma quel che preme a Battaiola è non cadere nel tunnel dell'incertezza: già ci si è stati troppo tempo nella stagione invernale mai partita. Ecco perché chiede programmazione: «Noi non possiamo diventare poliziotti a casa nostra, noi dobbiamo fare quelli che aprono le braccia e accolgono. Ma qualora questa misura fosse necessaria, dovrebbe essere programmata. Noi dobbiamo essere in grado di dire al turista che può venire, che qui trova condizioni di sicurezza eccellenti, perché è così e lo dice anche uno studio commissionato da Trentino Marketing. Ma se gli diciamo che serve il Green Pass, per esempio, tra due settimane, rischieremo solo di veder implodere il sistema delle prenotazioni di agosto».
Ed è questo che preoccupa maggiormente, è ovvio, in una stagione che comunque stenta a decollare. E poi preoccupa la programmazione, che sembra sempre mancare. «Questo è il momento di concentrarci sul discorso invernale. Se ragionassimo di Green Pass per l'inverno, sarebbe ragionevole, ci sarebbe il tempo per fare una comunicazione adeguata, per organizzarsi. Ma serve subito ragionare di quali protocollo mettere in atto, quali regole per gli impianti di risalita, in quali condizioni. Se si immagina di fare come l'anno scorso, se si inizierà a pensarci a settembre, saremo in ritardo, ancora. E non è il caso, anche perché le prospettive non sono buone».
Certo, da qui a quest'inverno c'è tempo. Ma gli addetti ai lavori i segnali già li hanno. E sono segnali che danno motivo se non di allarme, per lo meno di vigile attenzione. «Di solito le prenotazioni per l'inverno pian piano iniziano già a marzo, ma sono nel vivo a giugno, luglio. Per lo meno i tour operator, ma anche i gruppi. E anche alcune famiglie si organizzano per tempo. Noi abbiamo visto un risveglio delle prenotazioni a giugno, per l'inverno. Ma a luglio si è fermato tutto». La gente ha paura di un ritorno delle restrizioni, non si fida.
E sull'estate? Presto per fare i conti: «A volte le sensazioni tradiscono, aspettiamo i dati finali. Ma l'impressione non è ottima».