Fondo salva-alberghi? Alotti duro: «Roba da Unione Sovietica, gli hotel prendono già fior di contributi provinciali»
Il segretario della Uil attacca la giunta: «E allora perché non un fondo salva-negozi? O salva-panettieri? Per esssere dei liberisti, si comportano come l’Urss, che la Provincia si limiti»
IL PROBLEMA Dal Rolle a Folgarida, 100 hotel in vendita o all'asta
TRENTO. «Piuttosto che il Fondo di salvataggio per gli alberghi, sarebbe meglio valutare se rispondere con un aumento delle garanzie provinciali, tramite i consorzi e le cooperative preposte (Confidi e Cooperfidi), a tutte le categorie in difficoltà, ma in cambio di precise garanzie sul mantenimento dell'occupazione da parte delle aziende beneficiarie» dice Walter Alotti, segretario generale della Uil del Trentino.
Alotti è fortemente critico sul progetto di Fondo alberghi che intende attivare la giunta provinciale. «Registro» spiega «che anche il presidente degli albergatori, Battaiola, intervistato da l'Adige invita alla prudenza».
Quali sono, Alotti, le sue obiezioni al progetto di Fondo salva alberghi? Le difficoltà sono reali, ce ne sono un centinaio in vendita…
«Uno strumento simile, il "lease back", era già stato applicato in passato per i capannoni delle industrie in crisi del Trentino e non sembra avere dato sempre i frutti sperati. Alcune delle aziende in crisi sono rimaste problematiche, altre hanno delocalizzato ugualmente, come Marangoni e Arcese, con buona pace dei lavoratori e della promessa di mantenimento in loco della relativa occupazione...»
Qui si parla di alberghi, che non si posso delocalizzare.
«Vero, ma io osservo che gli alberghi trentini, anche grazie ai generosi contributi della Provincia, sono spesso dei veri gioielli dell'accoglienza. E allora chiedo: se l'albergatore si libera della proprietà, ne avrà ancora la medesima cura? Farà manutenzione? E chi paga? Se poi non paga le rate del lease back, cosa ne fa la Provincia di queste cattedrali nel deserto, vedi vicende come l'immobile degli Artigianelli di Susà? Li vende? A chi? Catene italiane o estere?».
Altri punti critici, a suo dire?
«Sì, viene anche da chiedere: chi stabilisce i valori di acquisto degli alberghi? E quanto vale un albergo in crisi, magari con lavori di ristrutturazione o adeguamento da fare? E come facciamo a tutelare l'investimento pubblico nella proprietà degli alberghi evitando che qualche albergatore prenda i soldi dalla Provincia e li "bonifichi" all'estero?»
.L'alternativa quale potrebbe essere?
«Come Uil proponiamo fin da subito che i soldi della Provincia eventualmente dati agli albergatori siano versati su un contro corrente presso banche trentine (Mediocredito in primis) le cui somme siano adeguatamente "segretate" e prelevabili solo per pagare gli stipendi dei lavoratori e le rate del lease back della Provincia».
Questa è un proposta nel merito. Ma qual è il giudizio sulla scelta di politica economica della giunta Fugatti?
«Alla giunta va posta una domanda "politica": molti settori sono in difficoltà, perché quindi l'aiuto solo per gli albergatori e i loro alberghi? Solo il comparto del turismo deve rimanere fuori dal tanto decantato "libero mercato" e dalla corretta concorrenza fra gli operatori? Perché non un "fondo di salvataggio" per dare una risposta alla crisi dei panificatori? O anche dei negozianti o dei commercianti in genere? Perché non un "fondo salva negozi" diffuso per tutti i "muri" dei negozi trentini"? Si parla di ritorno dello Stato e del pubblico nell'economia, ma una Provincia "leghista" che si ispira ad un modello economico stile Urss ci pare anacronistico. Che la Provincia si limiti, se c'è da comprare qualche immobile, a coordinare la strategia e ci metta solo una quota minoritaria, creando piuttosto dei fondi specifici di investimento con Sgr o investitori privati».