"Il Trentino accolga i profughi afghani, la responsabilità è anche italiana"
L'associazione Mazziniana italiana: è necessario aprire dei corridoi umanitari e adoperarsi per accogliere coloro che rischiano di subire ritorsioni, il dramma in corso è conseguenza diretta dell'azione dell'Occidente
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TRENTO. Non molte, ma alcune voci si sollevano in queste ore in favore di un programma di accoglienza per i profughi afghani, dopo il fallimento della operazione bellica varata nel 2001 da Usa e alleati e la restaurazione del regime fondamentalista islamico guidato dai talebani.
I quali, fra l'altro, oltre a perseguitare i dissidenti e a opprimere le donne, stanno già liberando dal carcere gli estremisti jihadisti incarcerati negli del controllo occidentale (il presidente Usa, Biden, peraltro ha sottolineato parlando nella notte italiana, che si trattò di "guerra al terrorismo" e non di una missione per costurire un Paese democratico; ma ora anche i terroristi saranno liberi).
In questo contesto tragico, con le aree più emancipate dell'Afghanistan sulle quali incombe la mannaia oscurantista, anche dal Trentino arrivano appelli affinché le istituzioni si adoperino per costruire corridopi umanitari di espatrio e quindi per accogliere le decine, centinaia di migliaia di persone in fuga dalla vendetta talebana.
Un appello in questo senso arriva dalla sezione di Trento, intitolata a Beppino Disertori, dell'associazione Mazziniana italiana.
"È necessario - scrive Massimiliano Piffer, presidente del sodalizio - che anche il Trentino faccia la sua parte per venire incontro alle esigenze dei cittadini afghani in fuga.
Dopo la conquista di Kabul da parte dei talebani è necessario aprire dei corridoi umanitari e adoperarsi per accogliere coloro che rischiano di subire ritorsioni; tutto ciò è infatti conseguenza diretta dell'azione dell'Occidente, il quale ora non può scendere in campo con i già noti slogan populisti e parlare alla pancia dei cittadini, perché ciò costituirebbe una doppia beffa ai danni di quegli afghani che hanno creduto in noi e nel nostro sistema.
Vent'anni di presenza militare occidentale, anche italiana, in Afghanistan sono stati spazzati via in poche settimane, mettendo a nudo i metodi fallimentari utilizzati nel tentativo di ricostruire un Paese senza conoscerlo".
Per parter sua, Giacomo Dolzani, segretario dell'associazione, aggiunge: "Il dovere dell'Occidente e del Trentino è ora rendersi disponibile ad ospitare migliaia di rifugiati, in fuga dalla barbarie liberticida che si instaurerà nel futuro emirato islamico".