Fra questi anche due bambini piccolissimi, di due e cinque anni.
Un'intera famiglia sterminata senza che si capisca un perché che forse non si capirà mai: Nabil Dhahri, l'uomo che ieri ha compiuto tutto questo, o almeno questa è l'unica ipotesi che gli inquirenti stanno prendendo in considerazione, dopo aver ucciso la ex convivente, Elisa Mulas, i due loro figli e la madre di lei, si è tolto la vita.
È invece scampata al massacro un'altra bambina, di qualche anno più grande, nata da una precedente relazione della vittima, che si trovava a scuola.
Ma ogni ricostruzione più puntuale di quanto avvenuto a Sassuolo, in provincia di Modena, avrà bisogno di tempo e di ulteriori approfondimenti.
Fino alla tarda serata di ieri, infatti, la polizia scientifica era ancora dentro la casa di via Manin, in un quartiere residenziale a poca distanza dal centro storico della città, dove è avvenuta la strage, alla ricerca di indizi e tracce per dare le risposte che i protagonisti non potranno più dare.
Sul luogo del massacro anche i carabinieri e la polizia municipale di Sassuolo che hanno transennato l'intera strada per permettere alle indagini di svolgersi.
Alla base di quanto successo, secondo le prime risultanze delle indagini, ci sarebbe una separazione: il rapporto fra i due si era logorato e Nabil sarebbe addirittura arrivato a minacciare la ex compagna di morte, come testimonierebbe una registrazione fatta nei giorni scorsi da Elisa.
Anche da conoscenti ascoltati dalla polizia sarebbe emerso che l'uomo aveva minacciato più volte di morte la ex.
Per questo motivo la donna, insieme ai due figli, da circa un mese si era trasferita a casa della madre, nell'appartamento dove è avvenuto il massacro.
Una casa che l'uomo, comunque, frequentava anche in queste settimane, per vedere i bambini.
Il fatto, è avvenuto nel pomeriggio del 17 novembre, ipoteticamente fra le 15 e le 16.
Il personale scolastico dell'istituto frequentato dalla bambina si è allarmato quando nessuno è andata a prenderla a scuola.
Sono partite le telefonate alle quali non sono arrivate risposte.
È per questo che i familiari si sono allarmati, andando in via Manin a cercare di capire perché nessuno rispondeva al telefono.
Sempre stando ai primi elementi raccolti, non ci sarebbero, invece, particolari problemi di natura economica alla base del gesto.
L'uomo che è ritenuto essere l'autore della strage era ben integrato, viveva da tempo a Sassuolo e lavorava in un supermercato della zona.
La madre dei suoi figli era invece impiegata come donna delle pulizia in città e accudiva i figli.
Al momento però sono più i punti interrogativi che le certezze.
Non c'è che una scena del crimine di un'efferatezza tale che anche esponenti delle forze dell'ordine di grande esperienza non avevano mai visto.
E c'è una dinamica che, almeno stando alle primissime risultanze investigative, appare come l'unica plausibile: l'uomo, con un coltello, si sarebbe avventato sui suoi familiari.
Sulla suocera, sulla donna con la quale aveva costruito un progetto di famiglia finito male e sui loro due figli, di cinque e due anni.
Poi - è da chiarire se utilizzando o meno la stessa arma del delitto che gli inquirenti stanno cercando di identificare - si è tolto la vita.
Restano, insomma, poche certezze e molti dubbi che le indagini cercheranno di dissipare, almeno fin dove possibile, dall'esame della scena che i poliziotti della scientifica si sono trovati di fronte e dalle testimonianze che saranno raccolte, sperando di individuare, magari, anche qualche testimone che possa aver assistito, se non al massacro, almeno alle ore che lo hanno preceduto.