TRENTO. Il suo corpo carbonizzato è stato ritrovato tre giorni fa all'interno del suo camper, la sua "piccola casa su quattro ruote" come la chiamava lei.
Aveva deciso di togliersi la vita dopo anni di sofferenze e pregiudizi, uccisa da quella transfobia che aveva devastato la sua esistenza.
Prima di quell'ultimo, tragico gesto, aveva percorso in camper circa 150 chilometri, dall'entroterra veneziano ad Auronzo di Cadore, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi.
Ora sulla memoria di Cloe Bianco, insegnante transgender veneziana originaria di Marcon, allontanata dal suo posto di lavoro dopo il cambio di sesso, si abbatte l'ennesima dichiarazione choc di Elena Donazzan (Fratelli d'Italia), l'assessore alle pari opportunità della Regione Veneto che già in passato aveva criticato il caso sui suoi social, adesso chiusi ai commenti che stavano inondando la sua pagina.
"È sconvolgente che il movimento Lgbt stia usando la morte tragica di una persona per fare una polemica politica - afferma la politica di destra in un'intervista a Radio 24 -. Io credo che chi ha lasciato solo il professor Bianco sia proprio il movimento Lgbt".
Nell'intervista l'assessore continua a parlare al maschile della professoressa transgender, etichettandola per l'ennesima volta come 'un uomo vestito da donna'.
Per Donazzan - della quale chiedono le dimissioni la Rete degli studenti medi e l’Unione degli universitari - "sentire la propria sessualità in modo diverso, particolare, omosessuale, transessuale è una cosa, ma non è la scuola il luogo della ostentazione perché di questo si trattò". "Perché dire che si è omosessuali è una affermazione - aggiunge -, presentarsi in classe, perché questo accadde, con una parrucca bionda, un seno finto, una minigonna ed i tacchi è un'altra cosa".
E proprio dalla scuola - l'istituto di Agraria "Scarpa-Mattei" di San Donà di Piave - arrivano le parole di una studentessa che proprio ai social ha affidato il suo pensiero sulla tragica morte della docente. "Era la mia professoressa - ricorda Sara - e la cosa peggiore è che i genitori in primis erano delle merde che la vedevano come un fenomeno da baraccone facendo code lunghissime ai colloqui con lei (cosa che prima non succedeva mai) solo per vederla di persona e poi deriderla".
"Purtroppo - continua - la mia scuola aveva professori e preside compresa che non aveva tatto nelle cose, sono stati i primi a parlarne con disprezzo".
Tra i commenti al post spunta anche quello di una commessa di un negozio di scarpe, dove si serviva Cloe Bianco. "Avevo come cliente una SIGNORA felice perché avevamo scarpe coi tacchi fino al 44 - ricorda -. Il mio datore non la salutava, le mie colleghe me la 'rifilavano'. Ben contenta di metterle la scarpetta come Cenerentola e la trattavo come una vera principessa".
E, proprio per rendere omaggio alla memoria della professoressa, ieri - 17 giugno - decine di professori, studenti e attivisti si sono ritrovati davanti la sede del Ministero dell'Istruzione per chiedere che "non accada mai più". Chiaro il messaggio scritto in maiuscolo su uno dei tanti cartelli: "Liberiamo la scuola dalla transfobia", l'odio che ha ucciso Cloe Bianco.
Il cadavere ormai carbonizzato di Cloe Bianco era stato ritrovato sabato scorso in un camper incendiato a lato della strada regionale tra Auronzo e Misurina.
Aveva annunciato lei stessa, il 10 giugno, la decisione di togliersi la vita: aveva scritto un post sul proprio blog. "Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. Qui finisce tutto".Cloe Bianco assieme al messaggio ha riprodotto le immagini del proprio testamento e delle proprie disposizioni anticipate di trattamento.