Crisi di governo, e adesso che cosa succede? Draghi da Mattarella, ipotesi di elezioni il 2 ottobre (così i parlamentari si salvano il vitalizio)
La prima data utile per le urne sarebbe il 25 settembre, e il vitalizio matura il 29. Ma le votazioni destinate a slittare anche per il Capodanno Ebraico: ecco le ipotesi ed il meccanismo
ROMA. «Prima di tutto grazie». Sono state le parole con cui il presidente del consiglio, Mario Draghi ha aperto il suo intervento alla Camera stamattina. Ne è seguito un lungo applauso.
«Alla luce del voto espresso ieri sera dal Senato chiedo di sospendere la seduta per recarmi dal presidente della Repubblica per comunicare le mie determinazioni», dice il premier Mario Draghi intervenendo alla Camera.
«Certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato, grazie per questo e per tutto il lavoro fatto in questo periodo», ha detto, sorridendo, il presidente del Consiglio Mario Draghi in Aula alla Camera al termine del lungo applauso che lo ha accolto.
E’ stata quindi sospesa la seduta nell'Aula della Camera fino alle 12, in attesa degli esiti del colloquio.
Ma adesso, cosa succede? Uno degli interrogativi che si rincorrono a poche ore dalla caduta del governo Draghi riguarda quando voteremo. In realtà i tempi dettati dalla Costituzione sul periodo che deve passare dallo scioglimento delle Camere al voto e sulla nascita di un nuovo governo sono piuttosto rigidi.
L'articolo 61 della nostra Carta stabilisce che «le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti». In passato, però, tra il decreto di scioglimento delle Camere da parte del Quirinale e le successive urne sono trascorsi sempre tra i 60 e i 70 giorni, si è dunque sfruttato pienamente l'intervallo concesso dalla Carta fondamentale.
I motivi sono molteplici: campagna elettorale, creazione e presentazione delle liste, raccolta di firme (tra le 1.500 e le 2.000 in ogni circoscrizione proporzionale per i partiti che non hanno gruppi parlamentari).
Se dunque, per ipotesi, le Camere venissero sciolte entro i prossimi giorni, i cittadini potrebbero recarsi ai seggi domenica 25 settembre. Il che vorrebbe dire, per i parlamentari, non avere il vitalizio, che verrebbe invece maturato il 29 settembre.
A salvare il vitaqlizio, ci sarebbero però alcune possibili variazioni. I motivi sono due: primo, evitare una campagna elettorale in piena estate, secondo, dare modo alle circa 40.000 persone della comunità ebraica italiana di festeggiare Rosh Hashanà, il capodanno ebraico, che quest'anno cade proprio l'ultima domenica di settembre.
Quindi restano più probabili domenica 2 ottobre o domenica 9 ottobre.
Questo è il motivo per cui, in caso di fine anticipata della legislatura, il nuovo esecutivo si insedierebbe in autunno inoltrato, all'incirca tra la fine di ottobre e primi di novembre.
Sempre l'articolo 61 della Costituzione stabilisce che «la prima riunione delle Camere ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni», quindi si arriverebbe a una data tra il 15 e il 29 ottobre. Il 15 ottobre è anche la data limite per presentare alle camere la legge di bilancio.
Una volta eletti i Presidenti di Camera e Senato e formati i gruppi parlamentari, Mattarella aprirebbe le consultazioni, il cui esito dipende dalla chiarezza del risultato elettorale.
Nel 2018 si votò il 4 marzo e il governo Conte I giurò l'1 giugno, cioè 90 giorni dopo; nel 2013 dopo le urne del 24 febbraio il governo Letta giurò il 28 aprile, vale a dire 63 giorni dopo; nel 2008, dopo il chiaro successo del centrodestra il 13 aprile, il giuramento del Berlusconi IV arrivò l'8 maggio, quindi dopo 25 giorni dal voto.