Naufragio di Cutro: trovati altri cinque corpi, uno è un bambino
Le salme restituite dal mare a Praialonga e a Steccato, il numero complessivo delle vittime sale a 86 delle quali 34 sono minori. Ancora polemiche sull'altro naufragio in cui sono morte trenta persone: critiche delle Ong all'atteggiamento delle autorità italiane
CUTRO. Altri cinque corpi senza vita sono stati trovati nell'area del naufragio di migranti avvenuto il 26 febbraio scorso a Steccato di Cutro. Si tratta di un bambino tra i 7 e gli 8 anni, di una bimba e di tre adulti, due uomini e una donna, di cui ancora non si conosce l'età.
Il corpo del piccolo è stato individuato a Praialonga. Sale così a 35 il numero dei minori deceduti nel naufragio e diventano 25 quelli compresi nella fascia d'età tra 0 e 12 anni.
Il mare continua a restituire cadaveri, 17 giorni dopo il naufragio: ieri erano stati recuperati altri corpi, di due uomini adulti. Il numero, con le quattro salme trovate oggi, sale così a 86.
E i familiari delle vittime giovedì mattina saranno ricevuti a Palazzo Chigi dalla premier Giorgia Meloni, dopo le polemiche per il mancato incontro in occasione del Consiglio dei ministri svoltosi nella cittadina calabrese.
E non si fermano i contrasti per l'altro naufragio, quello di sabato scorso al largo della Libia, con 30 vittime. Colpa di Italia e Malta, secondo le ong. Ma la Commissaria europea Ylva Johansson invita a ricordare che "la Guardia Costiera italiana, nel corso dello stesso fine settimana della tragedia di Cutro, ha salvato le vite di 1.300 persone: stanno facendo un ottimo lavoro e questo va riconosciuto".
Intanto, il Viminale è alle prese con il sistema di accoglienza messo sotto pressione dalle migliaia di arrivi concentrati in pochi giorni. In crisi, in particolare il Centro di Lampedusa. Il previsto trasferimento oggi di 420 migranti dalla sovraffollata struttura (ce ne sono 1.015 a fronte di una capienza di 400) è saltato per le condizioni marine non favorevoli. E proprio il maltempo potrebbe concedere una tregua sul fronte arrivi, mentre oggi una quarantina sono sbarcati di notte nell'Agrigentino facendo poi perdere le proprie tracce. I legali dei familiari di alcune delle vittime del disastro calabrese hanno depositato alla procura di Crotone una memoria a cui sono allegati anche alcuni documenti quali la direttiva del 2005 dell'allora ministro dell'Interno Pisanu sul fenomeno migratorio in cui si parla di "monitorare il barcone, soccorso solo in caso di pericolo imminente".
Nell'hotel che ospita i superstiti è poi arrivata la delegazione tedesca che ha avviato le audizioni per la procedura di 'relocation' in Germania di chi ha fatto richiesta, cioè da gran parte dei 77 sopravvissuti (altri 4 sono i presunti scafisti in carcere). Non si fermano le ricerche dei dispersi: sono almeno 21.
Mentre procedono le operazioni di trasferimento delle salme: ancora 5 i corpi da identificare. Sul naufragio di sabato, dopo la pubblicazione da parte di Sea Watch delle trascrizioni dei colloqui che la ong ha avuto con il mercantile intervenuto in soccorso, con il Centro di coordinamento del soccorso marittimo libico e con quello italiano, è intervenuta la Guardia costiera, accusata di aver chiuso le comunicazioni senza dare informazioni.
"L'Imrcc - spiega - è un centro di soccorso preposto a ricevere informazioni per la gestione di eventi di soccorso e non è tenuto a rilasciare informazioni sulle attività operative in corso".
La telefonata, sottolineano fonti della Guardia costiera, "fa seguito a diverse altre richieste di aggiornamenti, informazioni o dettagli circa le attività operative in corso". Dunque, chi ha risposto alla chiamata "si è limitato ad acquisire l'informazione, ringraziando e salutando l'interlocutore per non impegnare le linee telefoniche dedicate alle emergenze in mare".
Alarm Phone, Mediterranea Saving Humans e Sea-Watch, in una nota congiunta, tornano a puntare l'indice. "Le 30 persone morte - osservano - avrebbero potuto essere salvate, se le autorità italiane e maltesi avessero coordinato per tempo un'operazione di soccorso". Malta, da parte sua, si chiama fuori, ricordando che il proprio Search and Rescue contacts "non era né l'autorità di coordinamento né l'autorità competente della regione di ricerca e salvataggio".
A Pozzallo, dove sono arrivati i 30 superstiti, tutti provenienti dal Bangladesh, un team di Medici senza frontiere ha iniziato un intervento di supporto psicologico nel locale hotspot ed ha messo a disposizione un cellulare per chiamare i familiari "Abbiamo sentito le grida di gioia delle loro madri e dei loro padri dall'altra parte del telefono. Dopo aver appreso la notizia del naufragio tramite social media e messaggi, erano convinti che i loro figli fossero morti. È stato un momento molto emozionante", ha affermato Marina Castellano, team leader dell'intervento.