Vajont, 60 anni dopo. Mattarella: «La Repubblica non ha dimenticato»
Il presidente della Repubblica alla cerimonia che ricorda le 2mila vittime: «La documentazione del processo resti qui a Belluno»
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ERTO. "Siamo qui a rendere memoria di persone", "quelle che sono morte il 9 ottobre 1963", le "sopravvissute, quelle che hanno dovuto lasciare le loro case e quelle che hanno lottato strenuamente per ricostruirle, per rimanervi". Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi (9 ottobre) durante la cerimonia per i 60 anni della tragedia del Vajont, quando 270 milioni di metri cubi di roccia scivolarono nel bacino artificiale che s’andava riempendo e cancellarono gli abitati di Erto e Casso e gran parte di Longarone, facendo quasi 2mila morti.
Mattarella ha parlato dei "silenti monumenti alle vittime, a quelle inumate nei cimiteri, a quelle sepolte per sempre nei greti dei corsi d'acqua, sulle pendici: donne, uomini, bambini. Cinquecento bambini". "Sono tormenti che, tuttora - sessant'anni dopo - turbano e interrogano le coscienze". «Il generale Giampaolo Agosto, allora giovane ufficiale del 6° Reggimento artiglieria da montagna, intervenuto con gli uomini al suo comando, nelle ore immediatamente successive alla tragedia, ha ricordato, in queste settimane, che i suoi soldati, di fronte a tanto orrore, avevano gli occhi fissi nel vuoto. Vogliamo sforzarci, oggi, di immaginare di specchiarci anzitutto negli occhi di coloro che non ci sono più; che, quando giunsero gli alpini, non c'erano più. Negli occhi dei soccorritori».
«Negli sguardi severi dei sopravvissuti - ha aggiunto il capo dello Stato, parlando dalla diga - negli occhi di chi oggi è, qui, depositario di questi territori. Per poter dire che la Repubblica non ha dimenticato».
Quanto alla discussione sull'archivio degli atti del processo, che si svolse all'Aquila, ma che attualmente sono conservati a Belluno, Mattarella ha detto di ritenere, "non solo opportuno, ma doveroso che la documentazione del processo celebrato a suo tempo sulle responsabilità rimanga in questo territorio. Quella documentazione era stata, necessariamente, raccolta nei luoghi del giudizio penale perché aveva allora una finalità giudiziaria. Conclusi, da tanti anni, i processi, oggi riveste una finalità di memoria e ciò che attiene alla memoria deve essere conservato vicino a dove la tragedia si è consumata».