Inchiesta sugli appalti autostradali, indagine su Verdini e il figlio: ecco cosa sappiamo
Al centro, secondo l’accusa, la società Inver che «agevolava» le imprese grazie a funzionari corrotti. E in una intercettazione spunta un «accordo fatto con la Lega»
ROMA. Arriverà non prima della prossima settimana, forse il 3 gennaio, il primo confronto tra gli indagati e il gip di Roma che ha disposto 5 misure cautelari nell'ambito di una indagine della Procura su presunti illeciti in commesse in Anas tra cui una a 180 milioni di euro per il risanamento di gallerie. Gli interrogatori di garanzia saranno fissati dal giudice dopo le festività di Capodanno.
A piazzale Clodio sfilerà, tra gli altri, anche Tommaso Verdini, figlio dell'ex parlamentare Denis anch'egli finito nel registro degli indagati in un fascicolo in cui si procede per corruzione e turbativa d'asta.
La vicenda ha scatenato una bagarre alla Camera, con le opposizioni che chiedono al ministro delle Infrastrutture e vice premier, Matteo Salvini, un intervento in Parlamento per chiarire la vicenda. Una scelta che, come ha anche spiegato ai cronisti il suo collega Tajani, dipenderà da una sua decisione.
Dalle carte dell'indagine emerge, per l'accusa, il 'sistema' che ruotava intorno alla società di lobbing Inver. A quest'ultima, gestita da Tommaso Verdini e Fabio Pileri alcuni imprenditori si sono rivolti per ottenere, in cambio di utilità, parte delle ricche commesse della società che si occupa di infrastrutture stradali e gestisce la rete di strade statali e autostrade di interesse nazionale.
La Inver 'facilitava' una serie di ditte nel partecipare e vincere, grazie all'accesso ad informazioni riservate, appalti con l'Anas potendo contare su due dirigenti ribattezzati in una intercettazione "i marescialli che presiedono il fortino", ai quali la 'cricca' garantiva avanzamenti di carriera e conferme in posizioni apicali di Anas.
In questo meccanismo triangolare un ruolo chiave era ricoperto dall'ex parlamentare. Uno "stratega" che poteva garantire sponde politiche, almeno questo è il convincimento degli inquirenti, per arrivare a dama nell'affidamento degli appalti.
"Emerge che Denis Verdini - scrive il gip - è socio di fatto della Inver, decide la sua strategia, è colui che in virtù del suo peso politico e dei suoi rapporti con il sottosegretario Freni (leghista, non indagato nel procedimento, ndr) e con il dottor Bruno assicura sponde o appoggi tali da consentirgli, direttamente o tramite il figlio Tommaso, e Pileri di promettere e garantire" ai funzionari pubblici "avanzamenti di carriera in Anas o ricollocamento in posizioni lavorative di rilievo". In una intercettazione Pileri si spinge a citare anche un presunto accordo con la Lega.
"Quando s'è fatto la lista d'accordo con Massimo - afferma l'indagato parlando con un imprenditore - quando nel Consiglio di amministrazione è passato con loro e gli ha dato una mano quello della Lega, lui ha fatto un accordo con quelli della Lega di futura collaborazione con Matteo e con noi tramite Freni un rapporto di intermediazione… ci ha chiesto una lista di persone interne a quel gruppo da aiutare e noi gli abbiamo messo un po' di persone che ci hanno dato i nostri".
Su quanto sta emergendo dall'indagine capitolina gli M5s, Pd e Avs chiedono un intervento del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. "Chiediamo una informativa urgente del ministro Salvini - ha detto Federico Cafiero de Rhao (M5s) - per riferire sul sistema di consulenza e appalti pubblici banditi da Anas, indagini che hanno coinvolto Tommaso Verdini. E' gravissimo quanto sta accertando la procura di Roma".
Per Debora Serracchiani (Pd) "la vicenda giudiziaria avrà il suo corso, ma ancora nessuno del governo ha smentito quanto appare negli articoli. C'è la necessità di dare trasparenza".
Secca la risposta del governo con il ministro Tajani, che interpellato dai giornalisti in Transatlantico risponde: "Se deve riferire in aula? Deciderà lui. Che vogliamo fare ora il processo in Aula a Salvini? - prosegue - Noi siamo sempre stati garantisti, fino a quando non c'è una condanna definitiva" vale la presunzione di innocenza".