Caso Pifferi: avvocati, Procura non ha agito su fatti gravi
Protesta su inchiesta parallela.Camera penale a Viola, vediamoci
(ANSA) - MILANO, 26 MAR - In una lettera indirizzata al procuratore di Milano Marcello Viola gli avvocati della Camera penale milanese prendono "atto della mancanza, allo stato, di iniziative dell'Ufficio" della Procura dopo i "fatti gravi" che si sono verificati "nel processo a carico di Alessia Pifferi", la 38enne imputata per omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia di quasi 18 mesi. Il riferimento dei penalisti è all'inchiesta parallela aperta dal pm Francesco De Tommasi, che ha indagato per falso e favoreggiamento la legale di Pifferi, Alessia Pontenani, e quattro psicologhe (due già iscritte hanno ricevuto ieri informazioni di garanzia). La Camera penale, che in una lunga lettera chiede a Viola un "momento di incontro" sui temi della protesta che hanno portato i penalisti a scioperare il 4 marzo proprio per l'indagine parallela, ma anche su questioni più ampie, spiega che la Procura non si è mossa sul caso "nemmeno dopo quella che è stata definita una 'requisitoria anticipata'" del pm "posta in essere nell'udienza celebratasi lo stesso giorno" dell'astensione, ossia il 4 marzo. Quel giorno, scrivono gli avvocati, si sono confrontati anche "sulle attività del personale sanitario che opera all'interno degli istituti penitenziari, in un momento peraltro di grave sovraffollamento carcerario, nonché sul tema relativo alle regole che governano le iscrizioni delle notizie di reato e le modalità attraverso cui avvengono le assegnazioni dei fascicoli". E chiedono a Viola e "a tutto l'Ufficio che rappresenta un'occasione di confronto effettivo rispetto ai temi proposti nell'assemblea". Parlano della situazione "patologica" dei fascicoli "contenitore" e dei "possibili conflitti di interesse" dei pm, come avvenuto nella vicenda Pifferi, dove il pubblico ministero indaga "su una parte del processo". E segnalano pure i "cartelli affissi fuori dalle stanze" dei pm "che vietano di 'disturbare', mostrando così di non rispettare e non comprendere il ruolo del difensore". E le difficoltà "di accesso al fascicolo" informatizzato. (ANSA).