Siriani fuggiti dalla dittatura, uniti dalla pasticceria: “Grati al Trentino, ci metteremo passione”
Ecco«Cara Siria», in via Torre d'Augusto, a due passi dal Castello del Buonconsiglio. Un locale unico nel suo genere nello scenario trentino e italiano dove, come promesso dal gestore Vauall «i sapori orientali incontreranno l'arte della pasticceria
TRENTO. Una storia fatta di amore per la pasticceria ma anche di tanto coraggio. È questo a legare le vite di Fares Vauall e Hani Ramadan, alla prova dell'apertura della pasticceria «Cara Siria» in via Torre d'Augusto, a due passi dal Castello del Buonconsiglio. Un locale unico nel suo genere nello scenario trentino e italiano dove, come promesso dal gestore Vauall «i sapori orientali incontreranno l'arte della pasticceria tradizionale».
Come spesso accade in questi casi, però, la storia della neo-attività viene da lontano, prima di tutto da una fuga, alla ricerca della libertà da dittature e corruzione: «Io e la mia famiglia siamo qui dagli anni '90 - spiega Vauall - una scelta nata dalla presenza in Siria di un regime brutale rappresentato da un'unica famiglia al comando. Una volta scappati in Trentino abbiamo sempre avuto la residenza in Val di Non ma siamo particolarmente legati a Trento, che rappresenta per noi una vera e propria copia di Aleppo, la nostra città di origine».
Infine, dopo aver lavorato per molto tempo come metalmeccanico ed essere divenuto padre di ben quattro figli (tutti con la passione per il "camice bianco" da ostetricia a radiologia) la scelta di aprire l'attività:
«L'idea vera nasce nel 2013 - ricorda Vauall - quando a Trento si faceva la Festa dei Popoli. Allora noi siriani ci eravamo uniti per aiutare i molti orfani del nostro paese. Abbiamo così deciso di produrre e vendere un tipo di dolce siriano devolvendo il ricavato proprio agli orfani. Ci siamo sorpresi tanto del piacere della gente di fronte alla nostra pasticceria, che già dal primo giorno ha fatto il "tutto esaurito"».
Da qui l'idea di aprire un'attività, come spiegato ancora da Vauall: «Non tanto per guadagnare, ma per portare questo regalo ai trentini che hanno apprezzato i nostri dolci». Non sono mancate ovviamente negli anni le difficoltà: dall'importazione di macchinari speciali per la pasta fillo, fino all'imponente mole di burocrazia.
Ora però la soddisfazione più grande con un negozio pensato per produrre dolci dal connubio tra bontà e salute: dalla presenza del formaggio siriano, ai datteri, le noci, i pistacchi fino all'utilizzo del burro chiarificato dalle molte proprietà benefiche. Vera punta di diamante del negozio, inoltre, proprio il giovane pasticcere Ramadan con una storia più recente ma non certo meno complessa di quella della famiglia di Vauall.
Originario di Damasco e già pasticcere importante e rinomato della città viene costretto a scappare nel 2011 a causa dello scoppio della guerra. Rifugiato in Libano continua a studiare e praticare l'arte della pasticceria fino a che tramite il corridoio umanitario che nel 2021, grazie alla comunità di Sant'Egidio, alla cooperativa Kaleidoscopio e alla presenza nel territorio della famosa Operazione Colomba, arriva con la sua famiglia in Trentino.
Da qui, dopo un co-housing e un periodo di lavoro presso un panificio, l'incontro con Vauall attraverso la mediazione di un prete di nome Munil che, scherza con noi Vauall, non casualmente significa «colui che porta la luce».
Proprio sulla luce tornano anche le parole di Ramadan che, con le mani in pasta e il grembiule da lavoro pieno di farina, ci confessa: «Ci metto la passione in questo lavoro e noi vogliamo fare come la luce, essere accesi per illuminare gli altri. Vogliamo quindi dare il massimo con questa coscienza».
Una coscienza che Ramadan condivide ogni giorno anche con sua moglie e le sue due figlie Alma e Dima, di sette e due anni; e una passione che oltre che per la pasticceria l'ha portato a studiare e passare al primo tentativo anche il quiz teorico della patente, una sfida non scontata per chi è in Italia solo da qualche anno. Tanta però ovviamente è la preoccupazione per chi in Siria ci vive ancora, un Paese a rischio caos dopo la caduta del regime di Assad. Tra chi è rimasto a Damasco ci sono anche i genitori di Ramadan, che il giovane spera un giorno di poter riabbracciare.
«Vogliamo nel nostro piccolo essere rappresentanti della vera Siria - conclude Vauall - bella e libera, ricca di tradizioni e tantissime cose belle». In attesa di tempi migliori per il Paese, nel frattempo, tutti in attesa quindi per l'apertura di questo mosaico delle delizie, dalla storia e dal gusto (lo ammettiamo, qualche dolcetto lo abbiamo provato in anteprima!). Una piccola fiamma di unione e speranza.