Ilaria Salis detenuta a Budapest, il governo Meloni non si muove e il padre dell'antifascista scrive a Mattarella
"Il presidente della Repubblica può intervenire sul governo Orban e smuovere il governo italiano perché evidentemente non ha fatto quello che doveva". Dopo 13 mesi di carcere preventivo, ieri all'insegnante milanese sono stati negati gli arresti domiciliari: è accusata di aggressione a tre neonazisti (prognosi di 5 e 8 giorni)
VIDEO laria Salis portata ancora in catene in tribunale a Budapest
MILANO. "Ho mandato una Pec al presidente della Repubblica, una lettera molto asciutta riferendomi a quella che gli avevo inviato il 17 gennaio e a cui aveva subito risposto. È il garante della Costituzione e l'articolo 3 si applica a tutti i cittadini italiani: può intervenire sul governo Orban e deve smuovere il governo italiano perché evidentemente non ha fatto quello che doveva fare": Lo ha detto all'Ansa Roberto Salis, il padre della docente italiana 39enne, attivista neofascista, che è tenuta in carcere preventivo a Budapest da oltre 13 mesi con l'accusa di aver aggredito tre neonazisti, che avevano riportato lesioni guaribili in 5 e in 8 giorni.
Ieri il tribunale a Budapest ha respinto la richiesta dei domiciliari in Ungheria. All'esterno e addirittura all'interno del palazzo di giustizia, i legali di Ilaria Salis e una delegazione di parlamentari italiani di opposizione sono anche stati fatti oggetto di insulti e minacce da parte di alcuni estremisti di destra.
"Il ricorso contro la mancata concessione dei domiciliari va fatto, anche se è una strada su cui non mi faccio grandi illusioni. Cercare di far ragionare in termini di stato di diritto l'Ungheria mi pare tempo perso, ma facciamo tutto quello che si può fare", ha aggiunto Salis, il padre di Ilaria, la 39enne milanese in carcere a Budapest da 13 mesi. "Per andare alla Cedu bisogna aspettare una serie di passaggi tecnici - ha aggiunto - ma bisogna continuare a lavorare, se possibile anche con maggiore determinazione rispetto a prima".
Ieri Gabriele Marchesi, imputato in Ungheria per gli stessi reati di Ilaria Salis ma arrestato in Italia, è tornato libero dopo che il tribunale di Milano ha fatto tabula rasa del mandato d'arresto europeo chiesto da Budapest: i giudici italiani, infatti, considerano che lo stato di diritto in Ungheria non dia sufficienti garanzie sul trattamento delle persone detenute.
"Devo prendere atto del comportamento di mia figlia: nonostante ovviamente la decisione presa per Gabriele Marchesi non la favorisca, era estremamente contenta e soddisfatta perché è stata fatta giustizia per Gabriele. Quando hai una persona con il carattere come quello di Ilaria, ti senti veramente in dovere di continuare a lottare per lei", ha concluso Roberto Salis.
Preoccupano, a proposito di distorsioni giudiziarie, anche i tempi del carcere preventivo, nel caso di Salis ormai 13 mesi, per un'ipotesi di reato di lesioni che però le autorità ungheresi vorrebbero di fatto equiparare a un tentato omicidio.
Da più parti, a cominciare dall'opposizione politica, si critica il governo per non essersi mosso energicamente nei riguardi dell'esecutivo ungherese, trincerandosi dietro una supposta autonomia della magistratura. In realtà, le condizioni di detenzione di Ilaria Salis, di nuovo portata in aula ieri con guinzaglio, manette e ceppi ai piedi, dipendono dall'amministrazione carceraria, cioè da una catena di comando che risale fino al ministero, cioè al governo di estrema destra guidato dal sovranista Viktor Orban.
Diversi esponenti del governo di Budapest, peraltro, si sono espressi nelle settimane scorse in modo molto sprezzante nei riguardi di Ilaria Salis e hanno pronunciato parlo che suonavano come una sentenza di condanna quando in realtà il processo è in corso.
Il clima politico e giudiziario attorno alla militante antifascista italiana, in un Paese noto per la tolleranza istituzionale verso i movimenti neonazisti, è dunque pesante e se a questo si aggiunge l'atteggiamento sostanzialmente pilatesco del governo di Roma, aumentano le preoccupazioni sul rispetto del diritto della cittadina italiana a una corretta detenzione e a un giusto processo.
Finora sono cadute nel vuoto tutto le richieste rivolte dall'opposizione di centrosinistra a Giorgia Meloni affinché venga convocato l'ambasciatore ungherese, sia presentata una formale protesta e si proceda con altri passi diplomatici di denuncia di quanto accade a Ilaria Salis.
Si fa notare anche che tredici mesi di detenzione preventiva per un fatto, in realtà, rubricabile come lesioni non gravi, è un periodo abnorme, che da solo testimonia dello stato del sistema giudiziario in quel Paese.