Il presidente Mattarella chiama Roberto Salis: "Disparità di trattamento"
Il presidente telefona al padre dell'antifascista italiana detenuta in Ungheria: "Colpisce la differenza tra il nostro sistema, ispirato ai valori europei, e il loro sistema". Dopo 13 mesi di carcere preventivo, all'insegnante milanese sono stati negati gli arresti domiciliari: è accusata di aggressione a tre neonazisti (prognosi di 5 e 8 giorni). Critiche dall'opposizione al governo Meloni che si disinteressa del caso
MILANO. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato questa mattina a Roberto Salis dopo che ieri il padre di Ilaria, la 39enne docente italiana detenuta da oltre un anno a Budapest, aveva mandato una lettera al Quirinale.
È quanto ha reso noto all'Ansa Roberto Salis: "Ha ribadito la sua vicinanza personale a me e alla famiglia - ha detto - e mi ha garantito il suo personale interessamento al caso.
Lo ringrazio per la solerzia con cui mi ha risposto in meno di 24 ore e soprattutto per la sensibilità e la vicinanza al dramma che sto vivendo con la mia famiglia".
"La differenza tra il nostro sistema, ispirato ai valori europei, e il loro sistema" ha determinato questa situazione che ha portato a una disparità di trattamento tra due cittadini italiani, ha detto inoltre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della telefonata avuta questa mattina con il padre di Ilaria Salis a cui, inoltre, ha sottolineato come "questa disparità colpisce la nostra pubblica opinione".
"Speravo fossero giorni diversi", ha poi aggiunto il capo dello Stato sottolineando di comprendere bene il suo stato d'animo, esprimendogli vicinanza. Sempre secondo quanto viene riferito, Mattarella ha assicurato che farà quanto è nelle sue possibilità, che non sono ampie sul piano operativo e passano attraverso il governo. Salis ha ringraziato molto per la chiamata e la velocità del riscontro. (ANSA).
La 39enne, attivista neofascista, è tenuta in carcere preventivo a Budapest dal febbraio 2023, con l'accusa di aver aggredito tre neonazisti, che avevano riportato lesioni guaribili in 5 e in 8 giorni.
L'altroieri il tribunale a Budapest ha respinto la richiesta dei domiciliari in Ungheria. All'esterno e addirittura all'interno del palazzo di giustizia, i legali di Ilaria Salis e una delegazione di parlamentari italiani di opposizione sono anche stati fatti oggetto di insulti e minacce da parte di alcuni estremisti di destra.
Gabriele Marchesi, imputato in Ungheria per gli stessi reati di Ilaria Salis ma arrestato in Italia, è tornato libero dopo che il tribunale di Milano ha fatto tabula rasa del mandato d'arresto europeo chiesto da Budapest: i giudici italiani, infatti, considerano che lo stato di diritto in Ungheria non dia sufficienti garanzie sul trattamento delle persone detenute.
Preoccupano, a proposito di distorsioni giudiziarie, anche i tempi del carcere preventivo, nel caso di Salis ormai 13 mesi, per un'ipotesi di reato di lesioni che però le autorità ungheresi vorrebbero di fatto equiparare a un tentato omicidio.
Da più parti, a cominciare dall'opposizione politica, si critica il governo per non essersi mosso energicamente nei riguardi dell'esecutivo ungherese, trincerandosi dietro una supposta autonomia della magistratura. In realtà, le condizioni di detenzione di Ilaria Salis, di nuovo portata in aula ieri con guinzaglio, manette e ceppi ai piedi, dipendono dall'amministrazione carceraria, cioè da una catena di comando che risale fino al ministero, cioè al governo di estrema destra guidato dal sovranista Viktor Orban.
Diversi esponenti del governo di Budapest, peraltro, si sono espressi nelle settimane scorse in modo molto sprezzante nei riguardi di Ilaria Salis e hanno pronunciato parlo che suonavano come una sentenza di condanna quando in realtà il processo è in corso.
Il clima politico e giudiziario attorno alla militante antifascista italiana, in un Paese noto per la tolleranza istituzionale verso i movimenti neonazisti, è dunque pesante e se a questo si aggiunge l'atteggiamento sostanzialmente pilatesco del governo di Roma, aumentano le preoccupazioni sul rispetto del diritto della cittadina italiana a una corretta detenzione e a un giusto processo.
Finora sono cadute nel vuoto tutto le richieste rivolte dall'opposizione di centrosinistra a Giorgia Meloni affinché venga convocato l'ambasciatore ungherese, sia presentata una formale protesta e si proceda con altri passi diplomatici di denuncia di quanto accade a Ilaria Salis.
Si fa notare anche che tredici mesi di detenzione preventiva per un fatto, in realtà, rubricabile come lesioni non gravi, è un periodo abnorme, che da solo testimonia dello stato del sistema giudiziario in quel Paese.