Le rivolte in Nuova Caledonia: il controllo alcuni distretti non è assicurato
Lo ha detto l'Alto Commissario della Repubblica francese, Louis Le Franc
NOUMEA. Il controllo di diversi distretti della Nuova Caledonia "non è più assicurato". Lo ha detto l'Alto Commissario della Repubblica, Louis Le Franc, aggiungendo che la speranza è che i rinforzi permettano di "riconquistare" queste zone dopo quattro notti di scontri.
"Arriveranno rinforzi per controllare le zone che ci sono sfuggite negli ultimi giorni, il cui controllo non è più assicurato", ha dichiarato alla stampa a Nouméa. Una persona sospettata di omicidio durante gli scontri si è consegnata alla polizia. "Ci sono casi molto più gravi che si sono verificati, casi di omicidi. Quindi, un colpevole si è arreso. Per gli altri, le ricerche sono state avviate" ha concluso Le Franc.
Una persona sospettata di omicidio durante gli scontri in Nuova Caledonia si è consegnata alla polizia. Lo ha annunciato l'Alto Commissario della Repubblica in Nuova Caledonia, Louis Le Franc. "Ci sono casi molto più gravi che si sono verificati, casi di omicidi. Quindi, un colpevole si è arreso. Per gli altri, le ricerche sono state avviate", ha dichiarato durante un briefing con la stampa a Nouméa.
Divampa la protesta nell'arcipelago del Pacifico ex colonia francese, oggi "territorio d'oltremare": la Nuova Caledonia ha trascorso le ultime notti in un clima da guerra civile, tra scontri, incendi e saccheggi che hanno provocato la morte di 4 persone - fra le quali un giovanissimo poliziotto - e diverse centinaia di feriti. Convocata una riunione di crisi all'Eliseo, il presidente Emmanuel Macron ha deciso di decretare lo stato d'emergenza, che consentirà alle autorità di agire efficacemente per imporre l'ordine pubblico e arginare la rivolta.
Era dagli anni Ottanta che la storica contrapposizione in Nuova Caledonia fra i nativi kanaki e i francesi non divampava in un confronto così cruento. A dar fuoco alle polveri, è stata la riforma elettorale che "amplia" la platea degli aventi diritto al voto, ferma all'accordo di Nouméa del 1998, che ha garantito finora lo status quo. La definizione del corpo elettorale è il tema cruciale della contrapposizione nell'arcipelago fin dagli scontri del 1988, quando morirono 19 kanaki e 2 militari nell'assalto alla grotta di Ouvéa. Da allora, 3 referendum hanno ribadito la volontà dei caledoniani di restare francesi. Ma la contrapposizione fra le due comunità non è mai venuta meno, accentuata dalla povertà, dall'emarginazione e dalla discriminazione dei kanaki nella gestione del potere e in ultimo dalla crisi della ricchezza locale, il nickel.
Gli argini hanno retto grazie all'accordo del 1998, che fissava il numero degli aventi diritto al voto a coloro che erano iscritti sulle liste in quel momento. Ne è derivato che un quinto dell'elettorato ne rimaneva escluso. Con la riforma approvata nella notte dal Parlamento francese - che deve essere sottoposta alle camere riunite in Congresso a Versailles in quanto revisione costituzionale - acquistano diritto a votare circa 25.000 persone in più e i kanaki - che sono circa il 41% della popolazione - temono il tramonto definitivo delle speranze di vincere qualsiasi futuro referendum sull'indipendenza.
A votare il testo del governo, oltre ai macroniani, sono stati i deputati di destra ed estrema destra. Contraria la gauche. Entro fine giugno, si procederà al voto per la revisione costituzionale, che dovrà essere dei tre quinti delle Camere riunite. A meno che - ha scritto Macron in una lettera ai caledoniani in cui definisce "indegni" i disordini - non si trovi "un accordo fra le parti che tenga conto delle legittime aspirazioni di ognuno e non semplicemente dello scongelamento del corpo elettorale".
Di fronte alla tensione che per alcuni rischia di sfociare in una vera guerra civile, Macron ha chiesto al premier Gabriel Attal e al ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, di ricevere a Parigi già la prossima settimana "i rappresentanti delle forze politiche indipendentiste e non indipendentiste" per trovare una via d'uscita pacifica.