Stati Uniti / Presidenziali

Biden vacilla nel primo duello tv: panico fra i democratici e qualcuno vorrebbe un cambio in corsa

Trump decisamente più energico, pur se evasivo e bugiardo. Scontri e insulti fra i due candidati più anziani della storia Usa. Il presidente in carica è parso confuso e spesso incomprensibile, nel partito c'è chi spera che si faccia da parte

WASHINGTON. Media e analisti americani sono pressochè concordi: nel primo duello presidenziale tv, Joe Biden è andato male. Voce debole e roca (per un raffreddore, ha spiegato tardivamente a metà dibattito la sua campagna), balbuzie più frequenti del solito, frasi confuse o ripetute meccanicamente, sguardo nel vuoto.

Tanto che tra i dem è già "forte panico" per la prestazione che rischia di affondarlo nei sondaggi. Qualcuno avrebbe persino commentato "siamo fottuti" e qualcun altro avrebbe ventilato l'ipotesi che il presidente si faccia da parte, riferisce la Cnn, organizzatrice del confronto.

Nel mirino anche la campagna del presidente, che ha insistito per la sfida e che lo ha preparato per una settimana nel ritiro di Camp David.

Donald Trump, al confronto, è sembrato un leone pieno di energia, capace di controllare la sua consueta aggressività, anche se ha dribblato molte domande e ripetute varie menzogne.

Ma quello che contava di più nella sfida tra i due candidati più vecchi di sempre era il test sull'età, ossia sulla lucidità e l'apparenza fisica.

IL DUELLO

«Trump è un dittatore». «Biden è una minaccia per la democrazia ma anche per la sopravvivenza e l'esistenza del nostro stesso Paese». Il presidente e il suo predecessore avevano aperto il fuoco già prima di presentarsi in tv per il primo duello, dopo quelli del 2020 segnati da interruzioni, urla e insulti del tipo «clown» o «burattino di Putin».

I due candidati presidenziali più anziani di sempre appaiono segnati dall'età, più l'81enne Joe che il 78enne Donald, ma entrambi hanno accumulato gaffe, momenti di confusione e stanchezza senili. Ma l'America resta attaccata agli schermi in quello che è un rito dal 1960, quando ci fu il primo dibattito del giovane e rilassato Jfk con il più anziano, pallido e sudaticcio Nixon, che perse. Questo terzo duello è probabilmente più importante di quelli del 2020 per la più ampia fetta di elettorato incerto da conquistare, soprattutto negli stati in bilico, dove il tycoon è avanti in 6 su 7 (mentre a livello nazionale guida 48% a 44% secondo un sondaggio del Ny). E per la data mai così anticipata del duello, che ha la potenzialità di cambiare la traiettoria - e la narrativa - della gara per settimane o mesi.

Soprattutto se dovesse saltare la rivincita del 10 settembre su Fox. Un test tutto puntato sul carattere e sull'età, scrutando nei 90’ nel ring della Cnn ad Atlanta in Georgia ogni movimento, il tono della voce, la resistenza fisica, le rughe, la prontezza. Una sfida tra 2 candidati che hanno già governato, gli americani li hanno già visti all'opera, ne conoscono pregi e difetti. Ma con regole di ingaggio diverse: 90’ con due stacchi pubblicitari, senza spettatori in sala né appunti o staff da consultare, solo un pezzo di carta bianco, una penna e una bottiglietta d'acqua. Due minuti a testa per rispondere, uno per la replica.

Microfoni spenti quando non è il proprio turno, per evitare i battibecchi. Con il tycoon che aveva alzato l'asticella, ammettendo che Biden è un «oratore di valore», pur suggerendo che sarebbe stato «imbottito» di farmaci (o droga) per garantirsi una buona prestazione. Al presidente il compito di proiettare quel vigore che ha mostrato nel discorso sullo stato dell'Unione ma che gli manca nelle apparizioni quotidiane. Trump chiamato a guardarsi da quella tracotanza e aggressività che segnò il suo primo mandato, culminato nell'assalto al Capitol. Per ora il verdetto di colpevolezza nel caso pornostar non sembra averlo scalfito ma l'11 luglio sarà annunciata la condanna, pochi giorni prima della convention repubblicana a Milwaukee. Mentre a breve la corte suprema si pronuncerà sull'immunità presidenziale invocata in altri tre processi pendenti. Uno scontro a tutto campo, dall'immigrazione all'economia e la politica estera. E l'aborto, dove poco prima del dibattito la Corte Suprema ha regalato una vittoria a Biden consentendo l'interruzione di gravidanza in caso di emergenza nello stato repubblicano dell'Idaho. Con sei voti a favore e 3 contrari, i saggi hanno accolto le argomentazioni dell'amministrazione Biden, archiviato il caso e ripristinato la sentenza di grado inferiore che aveva bloccato il divieto di aborto quasi totale che vige nello Stato mentre il caso si muove fra i vari tribunali.

«La Corte Suprema ha assicurato alla donne dell'Idaho l'accesso alle cure di emergenza di cui hanno bisogno. Nessun dovrebbe dover lasciare il suo stato per ricevere l'assistenza sanitaria di cui ha bisogno. Questo non dovrebbe accadere in America», ha commentato Biden, ribadendo che i divieti degli aborti imposti in molti stati sono «parte dell'agenda estremista e pericolosa dei repubblicani per vietare l'aborto a livello nazionale. La mia amministrazione difende» le donne.

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