Francia, estrema destra avanti ma a decidere la maggioranza parlamentare sarà il secondo turno
Ieri primo atto delle legislative Rassemblement National al 33,2%, Fronte popolare delle sinistre con il 28,1%, solo terzo Ensemble del presidente Macron (21%), quindi i repubblicani (10%): appelli alla collaborazione di tutti in funzione anti-Le Pen nei ballottaggi di domenica prossima
TRENTO. Il primo turno delle legislative francesi vede, come previsto, l'estrema destra del Rassemblement National ottenere la percentuale maggiore di consensi: 33,2%. Una vittoria per Marine Le Pen e il suo giovane candidato premier Jordan Bardella.
Secondo posto per il Fronte popolare delle sinistre con il 28,1%, solo terzo Ensemble del presidente Macron (21%), quindi i conservatori moderati di Lr (10% per i gollisti).
La gran parte dei seggi restano da assegnare, al primo turno sono stati eletti solo i candidati che hanno ottenuto oltre il 50% dei voti (come la stessa Le Pen), mentre in caso contrario vanno al ballottagigo tutti quelli che hanno registrato almeno il 12,5%.
Secondo le proiezioni dei seggi, il Rassemblement National non dovrebbe ottenere la maggioranza assoluta.
Rn ha ottenuto una quarantina di seggi direttamente ieri, la sinistra una trentina.
Le Pen parla di successo e di inizio del'lalternanza ma rinvia tutto al secondo turno, mentre da Sinistra si assicura la collaborazione epr confluire nei ballottaggi (laddove non presente direttamente o come primo sfidante il Frotne popolare) sul candidato avverso a quello di estrema destra.
Un appello a creare un blocco repubblicano contro il Rn è arrivato anche dal presidente Macron, ma per ora non ha chiarito quali saranno le scelte dei suoi candidati promossi al secondo punto.
Ora, dunque, si attendono in ballattoggi di domenica per i duelli col sistema maggioritario che vedranno le singole circoscrizioni stabilire gli equilibri finali dell'Assemblea nazionale: la maggioranza assoluta è fissata a quota 289 parlamentari.
Gli scenari sono una possibile maggioranza composita del blocco anti-Le Pen, con conseguente iopoitesi di un governo "neutro" o tecnico, una prevalenza numerica dell'estrema destra nei seggi, con Bardella a capo del'lesecutivo e una complicata coabitazione con Macron.
Ieri sera Emmanuel Macron è stato il primo a prendere la parola: "Davanti al Rassemblement National, è arrivato il momento di un'ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno".
Jean-Luc Mélenchon, da sinistra, ha tuonato: "Neppure un voto andrà al RN, ovunque saremo terzi ritireremo il nostro candidato". Stessa linea assunta poi da Raphael Glucksmann, il leader di Place Publique tra i principali esponenti della coalizione 'Nuovo Fronte Popolare'.
La settimana si annuncia lunga e cruciale, le premesse - fin da questa sera - sono però contraddittorie sul fronte che dovrebbe fare sbarramento all'onda lepenista.
"Abbiamo cominciato a cancellare il blocco macroniano": queste le prime parole di Marine Le Pen nel suo feudo di Henin-Beaumont, nel nord del paese, che l'ha nuovamente eletta al primo turno. Fra i simpatizzanti che aspettavano la leader c'è stato un boato all'annuncio dei risultati. La leader è uscita con un sorriso smagliante e ha pronunciato le prime parole fra le bandiere tricolori che sventolavano: "Questa di stasera è la prima tappa di una marcia verso l'alternanza politica per condurre le riforme di cui ha bisogno il Paese".
Poi, la figlia del fondatore del partito, Jean-Marie, la leader che ha estromesso il padre dalle gerarchie del partito in una marcia di sdoganamento politico durata 20 anni, ha cominciato a proiettarsi verso il potere. Quello del suo delfino, Jordan Bardella - che vede già alla guida del governo - e quello personale, con la corsa all'Eliseo del 2027: "La democrazia ha parlato - ha detto ancora - i francesi hanno testimoniato la loro volontà di voltare pagina dopo 7 anni di potere sprezzante e corrosivo". Il voto che vede il Rassemblement National in testa è "un segnale di fiducia che ci onora e ci impone dei doveri".
Con una postura abilmente "istituzionale", Bardella non ha parlato davanti ai militanti, come Marine Le Pen, ma soltanto davanti a un gruppo di giornalisti, nel quartier generale parigino del partito: "L'esito del voto in Francia rappresenta un verdetto senza appello, un'aspirazione chiara dei francesi al cambiamento". Per il candidato premier dell'estrema destra, "l'alternanza è a portata di mano", c'è una "speranza senza precedenti in tutto il Paese". "Sarò il primo ministro di tutti" ha aggiunto, sostenendo che il voto di domenica sarà uno "dei più determinanti di tutta la storia della Quinta Repubblica".
Se l'appello di Mélenchon è stato vibrante e senza ombre, la situazione di quello che dovrebbe essere l'argine all'ondata dell'estrema destra è molto fluida. "La nostra consegna è chiara, neppure un voto, neppure un seggio in più per il Rassemblement National", ha detto Mélenchon annunciando "il ritiro dei nostri candidati ovunque siamo arrivati stasera in terza posizione". Con l'indicazione, conseguente, di votare per l'avversario locale di RN, nella fattispecie la maggioranza macroniana. Dalla quale però, dopo le parole del presidente che chiama "all'unione repubblicana", a fare blocco contro l'estrema destra, non sono arrivate indicazioni altrettanto chiare. Persino Edouard Philippe, uno dei leader della maggioranza, ha dato indicazioni decisamente contrastanti con quelle di Macron, invitando i suoi militanti "a fare desistenza per evitare l'elezione di candidati RN o LFI, La France Insoumise".
Dal momento che LFI è il partito decisamente più forte della coalizione di sinistra, la diga della desistenza cederebbe ovunque ci saranno candidati della maggioranza che desistono ma i cui voti non andranno al Front Populaire se il candidato locale sarà di LFI.
Conscio dell'enorme posta in gioco e della percezione non positiva de La France Insoumise fra centristi e destra moderata, Glucksmann, che ha riportato il Partito socialista al terzo posto nelle Europee, ha lanciato il grido d'allarme: "Abbiamo 7 giorni per evitare una catastrofe in Francia". I Républicains che non hanno seguito Eric Ciotti nel suo accordo con Marine Le Pen, e che hanno comunque ottenuto un considerevole 10% dei voti, hanno già annunciato, da parte loro, che non daranno consegne di voti ai loro elettori.