Consiglio d'Europa: allerta Italia per forme di razzismo istituzionale
La Commissione contro il razzismo e l'intolleranza dell'organismo transnazionale con sede a Straburgo nel suo nuovo dossier denuncia fra le altre cose la profilazione razzialesvolta dalle forze dell'ordine ("specie contro rom e africani"), le critiche del governo verso i giudici che si occupano di migranti ("minano l'indipendenza della magistratura"), commenti dispregiativi e carichi di odio provenienti da politici e funzionari pubblici, gli ostacoli normativi nell'acquisizione della cittadinanza per i minori stranieri nati o cresciuti qui. Replica stizzita della premier Giorgia Meloni: "Le nostre forze dell'ordine meritano rispetto, non simili ingiurie"
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STRASBURGO. In Italia le forze dell'ordine fanno profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana: lo denuncia l'Ecri, l'organo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d'Europa, nel suo ultimo rapporto dedicato all'Italia.
L'organismo con sede a Strasburgo, che non appartiene però all'Unione europea, evidenzia che "le autorità non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l'esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale", chiedendo quindi all'Italia uno studio completo e indipendente.
"L'Ecri rileva inoltre "con seria preoccupazione che il discorso pubblico italiano è diventato sempre più xenofobo".
La Commissione contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa denuncia anche "critiche indebite che mirano a minare l'autorità dei singoli giudici che decidono sui casi di migrazione" tra gli esempi di negativi che concernono il discorso pubblico e politico che "promuove una cultura dell'esclusione dei migranti piuttosto che la loro inclusione".
Secondo l'organo del Consiglio d'Europa tali critiche "minano l'indipendenza della magistratura che tratta di questi casi", che deve essere invece "rispettata, protetta e promossa".
"L'Ecri rileva con seria preoccupazione che il discorso pubblico italiano è diventato sempre più xenofobo negli ultimi anni e che i discorsi politici hanno assunto toni altamente divisivi e antagonisti, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con background migratorio, rom e persone Lgbti".
"Purtroppo - si legge nel documento -, un certo numero di dichiarazioni e commenti considerati dispregiativi e carichi di odio provengono da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali".
Una situazione davanti alla quale l'Ecri raccomanda "che le figure pubbliche, compresi i funzionari di alto livello e i politici di tutti gli schieramenti, siano fortemente incoraggiati ad assumere una posizione tempestiva, ferma e pubblica contro l'espressione di discorsi d'odio razzisti e lgbti-fobici e a reagire con discorsi alternativi, nonché a promuovere la comprensione tra le comunità, anche esprimendo solidarietà a coloro che sono bersaglio di discorsi d'odio".
L'Ecri ritiene inoltre che "i partiti dovrebbero adottare codici di condotta appropriati che proibiscano l'uso di discorsi d'odio, invitino i loro membri e seguaci ad astenersi dal pronunciarli, appoggiarli o diffonderli e prevedano sanzioni in caso contrario".
La commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza si "rammarica" anche perché le autorità non hanno introdotto le modifiche legislative che avrebbero facilitato l'acquisizione della cittadinanza italiana per i minori stranieri nati o cresciuti in Italia, come era stato previsto quando valutò il Bel Paese l'ultima volta nel 2016.
L'Ecri evidenzia che "rimangono controversie legate alla situazione dei figli di genitori stranieri nati o cresciuti in Italia", indicando che "la legislazione italiana non prevede un accesso facilitato alla cittadinanza per gli immigrati che sono entrati nel Paese durante l'infanzia e sono stati educati in Italia, mentre i bambini nati in Italia possono richiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni, a condizione di dimostrare la residenza ininterrotta dalla loro nascita".
Tuttavia, aggiunge l'Ecri, la domanda deve essere presentata entro un anno dalla maggiore età, e secondo le informazioni raccolte dall'organo del Consiglio d'Europa, molte persone che hanno diritto a presentarla non sono a conoscenza di questa possibilità. L'Ecri quindi "incoraggia le autorità a rivedere il quadro giuridico e le pratiche amministrative relative all'acquisizione della cittadinanza italiana oltre a ratificare la convenzione europea sulla cittadinanza".
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che oggi ha celebrato i due anni di governo con un videomessaggio anziché comvocare una conferenza stampa per rispondere ai giornalisti, ha reagito stizzita ai rilievi dell'organismo transnazionale: "L'Ecri, organo del Consiglio d'Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell'Ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie", scrive sui social la leader di Fratelli d'Italia.