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In consiglio dei ministri il disegno di legge che introduce il delitto di femminicidio

Nel provvedimento norme per contrasto alla violenza sulle donne

ROMA

ROMA - Prevede l'introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime il disegno di legge all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato alle 17, alla vigilia dell'8 marzo, giornata internazionale della donna. 

A quanto si apprende, il provvedimento presentato dai ministeri di Giustizia, Interno, Famiglia e Riforme istituzionali, è l'unico punto all'ordine del giorno, oltre a leggi regionali e varie ed eventuali.

 "L'annunciata presentazione di un disegno di legge per individuare il femminicidio come illecito penale specifico in Consiglio dei Ministri alla vigilia dell'8 marzo, è certamente un segnale di attenzione più volte sollecitato che va nella giusta direzione. Di fronte, però, ai dati allarmanti del rapporto Cnel-ISTAT ci saremmo aspettate un intervento strutturale per l'autonomia economica e sociale delle donne che è uno degli strumenti più decisivi di libertà per sottrarsi a contesti violenti. L'approccio securitario, che continua a essere la risposta prevalente alla violenza di genere, può forse sollevare le coscienze, ma non la responsabilità politica di chi dovrebbe garantire pari opportunità".

Lo dichiara in una nota Roberta Mori, Portavoce nazionale della Conferenza delle Donne Democratiche. "Per prevenire davvero la violenza - spiega Mori - servono strumenti concreti che consentano alle donne di costruirsi un futuro libero dalla dipendenza economica e sociale. Rapporti e relazioni di questo 8 marzo 2025 fotografano una realtà inaccettabile: un'occupazione femminile ancora inferiore di 12-13 punti rispetto alla media UE; forti divari territoriali, con un tasso di occupazione femminile del 62,4% al Nord e solo del 36,9% nel Mezzogiorno; 1 milione di donne disoccupate e 7,8 milioni inattive, una cifra che grida giustizia; madri e giovani donne penalizzate, con il 41% delle madri tra i 25 e i 34 anni costrette a lavorare part-time involontario; il soffitto di cristallo che resiste: le donne amministratrici delegate sono solo il 2,9%". 

"Di fronte a questi numeri - aggiunge - nulla è stato fatto sulle politiche del lavoro, al di là dei toni trionfalistici. Senza un piano serio per l'occupazione femminile, il welfare, la parità salariale e il contrasto alla precarietà, le donne continueranno a essere più vulnerabili alla violenza economica e sociale".

"Non basta più indignarsi: è tempo di agire con misure efficaci e strutturali. Il nostro Paese non può permettersi di affrontare la violenza di genere solo con misure penali e di emergenza. Vogliamo politiche di pari opportunità reali, strutturali e finanziate, perché solo l'autonomia delle donne può essere la vera risposta alla violenza. Il ritardo di un anno per sbloccare i fondi del Reddito di libertà non è certo un buon inizio", conclude Mori.