Bambini pazienti di serie B
Dopo un anno che giro nei vari reparti del S. Chiara per lavoro ormai sono arrivata alla conclusione che i bambini sono considerati pazienti di serie B. Più sono piccoli e meno vengono considerati. Non è questione di personale, ma di strutture. Da ginecologia a neonatologia per arrivare fino a a pediatria. Tutti reparti che non sono stati interessati dalla ristrutturazione e che soffrono per gli spazi ristretti.
Partiamo da ginecologia. E’ qui che mamma e figlio si «incontrano» per la prima volta. Le camere sono tutte a sei letti senza bagno. Le «privilegiate» sono quelle che partoriscono con cesareo. Per loro stanze a quattro letti e con bagno ma lontane dal nido. Nelle stanze a sei letti la convivenza non è facile soprattutto perché vicino alle mamme ci quasi sempre i bambini e di notte sei piccoli di poche ore tutti insieme creano un gran concerto ma poca intimità.
C’è poi neonatologia. Qui vengono accolti i piccoli con una gran fretta di nascere. In Trentino sono sempre più. I tassi di mortalità sono fortunatamente bassi, vengono salvati bambini che pesano meno di una confezione di zucchero, ma le richieste che da anni il reparto avanza vengono snobbate. Le incubatrici non aumentano, gli spazi sono ristrettissimi e per le mamme rimanere vicine ai loro bambini che tanto avrebbero bisogno di loro è un problema. Poi c’è pediatria. Per dei bambini essere ricoverati è sempre un trauma. Uno dei genitori può rimanere vicino al figlio 24 ore su 24 e quindi anche di notte può dormire vicino a lui su delle brande estraibili. Le stanze sono quasi tutte da tre, quindi in pochi metri quadrati si ritrovano sempre tre adulti e tre bambini. Un caos soprattutto di notte quando spesso è difficile chiudere occhio anche per i piccoli pazienti. Non parliamo poi del pericolo di contagio. Molti ricoveri sono dovuti a virus. Facile che i bambini debilitati ma anche i genitori entrino con una patologia e ne escano con un’altra. Fortunatamente in tutti e tre i reparti i sanitari fanno salti mortali per tamponare i limiti della struttura. Ma perché a fronte di tanti soldi spesi per la ristrutturazione, di nuovi reparti creati e di macchinari all'avanguardia, i luoghi per la cura dedicati ai bambini sono sempre stati dimenticati?