In Trentino eterni i presidenti delle cooperative
La permanenza troppo a lungo delle stesse persone alla presidenza di cooperative (ma anche nelle direzioni o nell'incarico di amministratori delegati) è causa naturale di sclerosi, di concentrazione abnorme di poteri nelle mani della stessa persona e, troppo spesso, anche di episodi lampanti di nepotismo o di parentopoli. Purtroppo anche in Trentino questo accade, e non giova certamente all'immagine della cooperazione
I recenti avvenimenti riguardanti alcune cantine cooperative fanno riflettere su certa ostentata tracotanza che emerge da certi mondi della cooperazione. Il governatore della nostra Provincia di recente riconferma, ha innanzi a sé l'ultimo mandato per sviluppare la sua azione politica. Quindici anni complessivi di governo, costituiscono un termine temporale ampiamente sufficiente per sviluppare un'incisiva azione di amministrazione pubblica. Ritengo che la norma che fissa tale termine a tre mandati, sia semplicemente saggia, per innumerevoli ragioni che considerano, anche e non solo, gli umani limiti. Nelle nostre più importanti cooperative per fatturato e numero di soci, gli statuti generalmente consentono la rielezione dei presidenti «ad infinitum». Ciò contrasta ampiamente con il concetto di alternanza, di rinnovamento, di adeguamento alle nuove idee e realtà di mercato, nel quale questi colossi, peraltro sovente soccorsi a vario titolo, dal denaro pubblico, operano quotidianamente. Sappiamo tutti che allo svolgimento delle attività settorialmente più importanti, sono chiamati a provvedere qualificati manager, ma tuttavia, gli incarichi di più alto livello, quali: presidenza, direzione, amministratore delegato, sono detenuti con soluzione di continuità dalle stesse persone per molti e molti anni. Troppi, francamente, per non incorrere negli infortuni dell'umana gens, che producono nepotismi, visioni unilaterali, simpatie, altamente nocive per la gestione oculata e dinamica di complessi produttivi e commerciali, che tanto peso hanno nella nostra economia locale in particolare. A riguardo, anni or sono l'allora presidente della Federazione trentina delle cooperative, volle determinare in tre mandati di tre anni ciascuno il periodo massimo di presidenza, fornendo agli associati un virtuoso esempio scarsamente seguito. Come cittadino, ritengo che una delle iniziative urgenti da intraprendere da parte del nuovo mandato politico provinciale, potrebbe essere costituita da una norma che consenta l'erogazione di denaro pubblico, a qualsiasi titolo, alle cooperative che osservino una rotazione dei loro vertici, prescrivendo il tempo ed il numero dei mandati. Un maggiore ricambio ai vertici di questi grandi gruppi, sono convinto produrrebbe una maggiore fluidità operativa, prodotta da una maggiore trasparenza, da una più elevata azione di sinergica collaborazione al riparo da incomprensioni di vecchia e nuova data, nell'interesse dei soci in particolare e del sistema trentino in generale.
Mirco Maria Franco Cattani - Pergine Valsugana
La permanenza troppo a lungo delle stesse persone alla presidenza di cooperative (ma anche nelle direzioni o nell'incarico di amministratori delegati) è causa naturale di sclerosi, di concentrazione abnorme di poteri nelle mani della stessa persona e, troppo spesso, anche di episodi lampanti di nepotismo o di parentopoli. Purtroppo anche in Trentino questo accade, e non giova certamente all'immagine della cooperazione. Dovrebbe essere pertanto volontà ferma dei vertici della Federazione, e poi di tutti i soci, quella di garantire il periodico ricambio dei vertici delle cooperative. Perché questo favorisce la trasparenza, la partecipazione sociale, l'affievolirsi della tentazione di abusi di potere, scongiurando l'immagine che a volte si percepisce diffusa, che la cooperazione sia «cosa loro», di pochi, di sempre gli stessi. Dovrebbe essere, pertanto, priorità della Federazione - e di tutto il ricco e variegato mondo che ad essa fa capo - porsi questo obiettivo. E comunque, se la Cooperazione non riesce ad autoregolamentarsi virtuosamente da sola, necessario e utile risulta l'intervento del Legislatore, che escluda dal beneficio di contributi pubblici quelle cooperative che di fatto si sono trasformate in feudi privatistico-personali. I primi a beneficiarne sarebbero tutti i soci e i cooperatori, che in Trentino sono il nerbo del tessuto sociale ed economico solidale.
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