Azzerare le liste d'attesa: sogno irrealizzabile?

di Patrizia Todesco

In una recente intervista il neo assessore alla sanità ha dichiarato che se avesse la bacchetta magica azzererebbe le liste d’attesa. Purtroppo la bacchetta magica non ce l’ha ma certamente, nei suoi programmi a breve, c’è quello di intervenire per ridurre il divario di attesa tra quanti accedono al servizio pubblico e quanti invece possono permettersi di optare per una visita a pagamento.
Ovviamente il problema non si pone per le urgenze. Con l’introduzione dei Rao, ossia dei codici di priorità, l’Azienda sanitaria ha fissato dei limiti di giorni entro i quali le prestazioni devono essere erogate. Nel caso di Rao A si parla di tre giorni, nel caso di Rao B 10 giorni, nel caso di Rao C 30 giorni e nel caso di Rao E la prestazione è da erogare senza un limite massimo di attesa. La questione, al di là dei casi più urgenti, è però anche psicologica. «Nulla di grave ma per sicurezza facciamo questa verifica», è la frase che spesso i pazienti si sentono dire dai medici di medicina generale. A quel punto la reazione dei protagonisti può essere di due tipi. C’è chi attende, un mese, un anno, o quel che deve, senza pensarci e questo di solito accade se non ci sono sintomi o disagi particolari. Altro atteggiamento, ed è quello dei più, è quello di coloro che, anche se non c’è urgenza, quella visita e quell’esame lo vorrebbero fare al più presto, perlomeno per togliersi il pensiero.
In una società in cui le risorse sono per forza razionalizzate e quindi le risposte ai cittadini devono seguire un ordine di priorità, calibrare l’esigenza di soddisfare con tempestività le reali urgenze senza però fare attendere troppo le altre persone non è facile. A questo si aggiunge poi il discorso del canale privato. In molti lamentano il fatto che nel privato c’è sempre la possibilità di avere una visita subito anche con lo stesso specialista per il quale, attraverso il pubblico, bisogna attendere mesi. Questa in effetti è una realtà. Il rischio, se si toglie la possibilità ai medici di effettuare visite in privato, è che i luminari o coloro che sono molto richiesti abbandonino il pubblico creando ancora più un solco tra le cure di chi può permettersi di mettere mano al portafoglio e chi no. Avrà l’assessore Ugo Rossi una sua ricetta?

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