Non è una vita umanaquella senza il telefonino
Sapevamo già che il telefono allunga la vita e che il telefonino ci hacambiato la vita. Adesso, da un'autorevolissima sentenza (n. 45809,sesta sezione) della Suprema Corte (la Cassazione) sappiamo che ilcellulare è vita, elemento costitutivo, diritto inalienabile dell'uomo,essenziale alla sua esistenza. La Corte, chiamata a pronunciarsi su uncaso di alimenti post-separazione, ha infatti stabilito che il coniugedeve provvedere al sostentamento dei figli, cioè vitto, alloggio e...mezzi di comunicazione, cioè telefono portatile, senza il qualerisulterebbe compromesso "il soddisfacimento delle esigenze di vitaquotidiana".
Pensare che per millenni gli esseri umani si sono aggirati su questopianeta senza la protesi elettronica cellulare, organo vitale perfortuna escogitato alla fine del ventesimo secolo per la nostrafelicità contemporanea, ci riempie di compassione e di tenerezza neiconfronti dei nostri antenati. Hanno inciso graffiti sulle caverne,hanno cacciato le belve, hanno seminato il grano, hanno scrittol'Odissea e la Bibbia, costruito le piramidi e le cattedrali, compiutostragi e massacri insensati, scoperto l'America e inventato il violino,pubblicato l'Enciclopedia e il Capitale, dipinto affreschi e creatosinfonie, amato e odiato furiosamente. Ma tutto in un mondo senzasquilli e senza trilli, ignaro del festoso circuitoelettromagnetico-satellitare che oggi ci fa, gioiosamente, un'unica eindivisibile famiglia umana. Un'umanità monca. Donne e uominimalinconicamente sconnessi dal resto del mondo, amputati, limitati,ristretti nei loro orizzonti, ignari delle meraviglie della rubricaelettronica, delle fotocamere incorporate, delle allegre sonerie, deglisms affettuosi, impertinenti, eccitanti, inebrianti.
La Cassazione ha deciso che il padre di Eluana, viva ma come morta, hadiritto di lasciarla morire definitivamente di fame. La Cassazione hadeciso che i figli vivi per sopravvivere non possono essere privati deltelefonino. Che salva la vita degli alpinisti, che veicola
i reportage dei giornalisti, che inguaia i politici disonesti eciarlieri e regala prove inchiodanti alle procure, ma che soprattuttodà un senso alle giornate dei nostri ragazzi, che gli riempie le orealtrimenti monotone dello studio, dello svago, delle passeggiate, deibanali innamoramenti sentimental-sensoriali, primitivi, rudimentali.
La mutazione antropologica tra ventesimo e ventunesimo secolo ci haconsegnato un homo telefonicus prima sconosciuto, pienamente evoluto,finalmente in grado di corrispondere alla propria vocazione dicomunicatore non interruptus. Sappiamo di maestre elementari cherispondono ai morosi durante le lezioni, insegnando agli alunni lagenerosa disponibilità ai contatti umani 24 ore su 24. Sappiamo diviaggiatori che, nei pendolini affollati, non si nascondono dietro ilfalso pudore degli affari privati e rivelano sinceramente ai compagnidi treno, suscitando forte compartecipazione emotiva, i dettagliaccurati e accorati dei propri problemi sessuali e professionali.
Il cellulare: una rete di amicizia, di protezione, di garanzia.
Pensavache potesse salvarle la vita, il telefonino, anche Bruna Carrara, 54anni, lavoratrice delle pulizie, che si era alzata all'alba per andarea lucidare uffici, e nell'alba nera del nubifragio romano è rimastaintrappolata nella sua vecchia auto con la portiera difettosa, in unsottopasso che si inondava di pioggia. Ed è annegata dopo aver gridatola sua disperazione al cellulare, all'orecchio lontano dell'amica delcuore: "Fa' qualcosa, chiama i soccorsi, sto affogando".
Vent'anni fa Bertrand Tavernier aveva immaginato, nel film "La morte indiretta", che con una microcamera impiantata nel cervello si potesseviolare ogni limite di intimità, andando a raccontare le privatissimeagonie altrui. Oggi sappiamo che non c'è bisogno di tecnologie cosìsofisticate, né di un Grande Fratello che ti spia dagli schermi dicasa, perché attraverso milioni di cellulari perennemente accesi nonc'è più nulla che non sia automaticamente comunicabile e documentabile.La vita in diretta, inclusa la morte.
Eppure, non ogni cosa è illuminata...
"Denn die einen sind im Dunkeln und die andern sind im Licht
und man sieht die im Lichte, die im Dunkeln sieht man nicht".
"Perché gli uni sono al buio e gli altri nella luce
e si vede quelli in luce, quelli al buio invece no"
(Bertolt Brecht, Opera da tre soldi)