Solo Bersabinpuò battere Berlusconi
Noncapisco - dice un amico finlandese acuto osservatore delle cosed'Italia - perché nessuno ci ha ancora pensato: battere il Cavaliere èimpossibile a meno che non ci si chiami Prodi (gli è riuscito duevolte, anche se entrambe le volte sono state vittorie a scadenzalimitata, per colpa precipua di amici e alleati) o a meno che non ci simetta in due. E siccome il cognome del Cavaliere comincia con la B, cheporta bene come dimostrano i successi di Bush e Blair nella politicaangloamericana, di Baudo e Bonolis a Sanremo e dei Bastard Sons ofDioniso a X Factor, il Partito democratico trovi due leader con le b.,in tutti e tre i sensi, e finalmente vincerà.
Finalmente gli riuscirà l'impresa sovrumana di battere l'unico politicoal mondo che si permette di barzellettare la tragedia dei desaparecidosargentini e di assorbire senza batter ciglio - nel prevalente silenziodei mass media amici o accomodanti - la condanna per corruzione di unavvocato inglese comprato per tacere sui suoi affari, senza che ilpopolo scenda nelle piazze e lo cacci a pedate nel c., cioè nel bottom,per restare all'inglese e alla magica iniziale B.
E quali sarebbero, le due B. in grado di battere Esse Bì? Ma Bersani eBindi, naturalmente, Bersabin se si potessero clonare dentro un unicoippogrifo da battaglia.
Unpost-comunista tutto d'un pezzo, figlio di un meccanico, il Pier Luigi,filosofo laureato in San Gregorio Magno ma poi specializzato ineconomia e finanza (una garanzia in tempi di crisi), emiliano diPiacenza, cioè quasi Lombardia, il che è essenziale per riconquistareil Nord che mai lascerà il Cavaliere per un romano o un abruzzese, giàpresidente di Regione, simpatico (strano per un dalemiano), dotato diironia corrosiva, uno dei pochi leader pd che in tv non fa assopire edè capace di ribattere chiodo su chiodo ai propagandisti delcentro-destra.
E una post-democristiana tutta d'un pezzo, la Rosy, allieva di VittorioBachelet ammazzato dalle Br, scuola Azione cattolica (che era anche unabuona scuola politica) ma toscana e dunque cresciuta tra i comunistiche se li conosci li eviti, e irrobustita dalla vita di minoranza,attenzione al sociale ed esperienza positiva al ministero della sanità,un'altra che parla pane al pane e che è sopravvissuta alle barzelletterazziste sulla sua sexitudine riuscendo a conquistare moltipost-comunisti atei che adesso la vorrebbero come leader della riscossaanti-berlusconica.
Certo, è più facile far esplodere il neonato Pd e tornare a dividersitra un partito moderato cattolico e un partito socialista paradiessino,ma se a Roma ascoltassero di più le periferie, forse si renderebberoconto che il popolo democratico esiste e convive con le sue due anime,anche se a volte, come sui temi etici, fanno scintille.
Bersabin ci vuole, ripete l'amico finlandese. Due contro uno, perbatterlo anche in ubiquità. Pier Luigi a Milano e Rosy a Roma, Bersaniin Sardegna e la Bindi a Venezia, destro sinistro, sinistro destro,uppercut, k.o.
E forse dovrebbero fare un congresso a Helsinki, i maggiorentidemocratici, per cogliere questa elementare verità: per sconfiggere ilCavaliere, sovrumano campione della politica e straordinarioincettatore di voti, non basta un uomo solo: ci vuole un uomo e unadonna, due colori - il bianco e il rosso - due anime (la sinistra e lacattolica), due sguardi (l'economico e il sociale), due voci, un assetosco-emiliano per liquidare i lumbard.
D'accordo, sono tutti e due del '51 e quindi non proprio freschi comeun Obama: ma hanno pur sempre 15 primavere in meno dell'immortale Cav.
Maforse non capisco nulla della vostra politica nazionale, sospiral'amico di Helsinki. E per fortuna non voto in Italia.